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“I posti sono pochissimi, noi abbiamo 5 ministri e 10 sottosegretari. Non puoi accontentare tutti e quindi il discorso regionale va a farsi benedire”. Non le manda a dire Sandro Biasotti, eletto in Liguria alla Camera dei deputati con il Pdl. In Piemonte e in Puglia il mal di pancia cresce nel principale partito di centrodestra perché – come la Liguria – i rispettivi esponenti non hanno ricevuto ministeri né sottosegretariati. Biasotti invita i colleghi a ragionare: “Abbiamo un governo, abbiamo un capo della Stato, abbiamo il Pdl al governo, cosa assolutamente impensabile fino a poco tempo fa. Quindi queste lamentele sui sottosegretari le trovo veramente puerili e sterili”. Inoltre, “le possibilità che facessero sottosegretario un ligure erano francamente scarsissime. A parte che nel Pdl ci sono solo io…”

Si apre quindi la parentesi paracadutati che ha animato la campagna elettorale del centrodestra in Liguria. Che fine hanno fatto Giorgio Lainati (onorevole) e Augusto Minzolini (senatore)? “Lainati lo vedo spesso alla Camera, Minzolini al Senato più raramente. Il primo è informato, si dà da fare, collabora, mi aiuta. Se pretendiamo che vengano in Liguria non lo faranno mai, come non ha mai fatto nessuno”.

Quando si parla di governo Biasotti butta acqua sul fuoco. Ma il flirt Pd-Pdl si interrompe sempre quando si parla di tasse e politica economica. Tagliare l’Imu a giugno e l’aumento Iva per il ministro dell’Economia Saccomanni equivale a una manovra da 6 miliardi di euro nei prossimi 20 giorni. Biasotti non è d’accordo e rincara senza fronzoli. “Anche questo ministro deve capire che se non incentiviamo i consumi, se non immettiamo liquidità nel mercato, ma mettiamo altre tasse, siamo morti”. Come trovare 6 miliardi in 20 giorni allora? Per l’onorevole del Pdl la soluzione è semplice: “Se ritornassero i soldi dell’Imu automaticamente si spenderebbero in generi di prima necessità, in altre imposte, in attività, e quindi ritornano. Con le tasse si deprime l’economia e non si ottiene nessun tipo di risultato”.