cronaca

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 "Finalmente qualcosa si muove sul fronte del federalismo demaniale. Sulla base di una norma inserita nel cosiddetto decreto 'del fare' i Comuni possono chiedere il trasferimento dei beni. A questo punto è però necessario chiarire, e riteniamo si tratti di un mero errore, che il vincolo della destinazione del 25% delle entrate derivanti dalla alienazione di questi beni (che dovrebbe andare ad abbattere il debito dello Stato) dovrebbe riguardare solo i beni eventualmente trasferiti dallo Stato in applicazione di questa previsione e rientranti in questa specifica procedura".


E' quanto afferma Piero Fassino, Presidente Anci. "Se così non fosse - aggiunge - e la norma riguardasse anche il patrimonio proprio degli enti locali, ci troveremmo infatti di fronte a un prelievo forzoso dal patrimonio degli enti locali di un quarto del suo valore complessivo! Era infatti già acquisito, seppur a malincuore, l'obbligo per i Comuni di coprire il proprio debito attraverso questa operazione, (obbligo previsto dal federalismo demaniale e rafforzato dalla spending review e che nei fatti blocca qualsiasi nuovo investimento), ma che adesso venga anche imposta la copertura del debito statale è paradossale". Nell'affermare che "con un po' di malizia si potrebbe pensare che l'avvio del federalismo demaniale, la agognata liberazione dei processi di trasferimento degli immobili, sia arrivato con l'unico scopo di mettere le mani in tasca ai comuni", Fassino conclude auspicando che non sia così. "Speriamo - precisa - che si tratti solo di una formulazione lessicalmente imprecisa, che il Parlamento la modifichi prontamente e che intanto venga approvato l'ordine del giorno che impegna il Governo a ripristinare la situazione originaria".