cronaca

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 "Su disposizione del magistrato che segue le indagini si comunica che l'evaso Bartolomeo Gagliano ha utilizzato per la fuga una Fiat Panda Van color verde con paraurti e specchietti neri targata CV848AW".


E’ scattata ieri mattina la ricerca di Bartolomeo Gagliano, 55 anni, il serial killer evaso durante un permesso. L’uomo si trovava a Savona, ma alle 9 di ieri sarebbe dovuto tornare a Marassi. Alle 6 di ieri mattina l’uomo ha minacciato con una pistola un panettiere che si trovava a Savona e stava terminando le consegne, e si è fatto portare in macchina a Genova, ma non è rientrato nel penitenziario.

"A noi risulta solo che è stato incarcerato il 16 agosto del 2006 per i reati di furti e rapina"  Salvatore Mazzeo, direttore del carcere di Marassi, interviene telefonicamente a Primocanale e svela le ragioni dei permessi premio che sono stati concessi a Gagliano: "Per noi, per il nostro fascicolo, non è un serial killer, in questi anni di carcere si è sempre comportato bene, nonostante i noti problemi psicologici. Quello di oggi era il suo secondo permesso per andare a trovare sua madre a Savona, dopo quello di novembre".


Bartolomeo Gagliano è in carcere per tre omicidi avvenuti negli anni ottanta, quando uccise due prostitute e un transessuale. Nell'aprile del 1990, a Firenze, Bartolomeo Gagliano sparò alla fidanzata, ferendola, e poi fuggì. La ragazza, che aveva 23 anni, venne trovata dalla polizia nel suo appartamento, distesa nuda sul letto, con un foro di proiettile nel mento ed un paio di slip sulla gola a tamponare l'emorragia. Dopo un giorno e due notti passati a girovagare per la città e a telefonare alla polizia e agli ospedali, Gagliano si presentò spontaneamente ai medici dell'ospedale psichiatrico di Reggio Emilia, da cui era evaso un mese prima. Le ricerche dell'uomo erano iniziate poco dopo lo sparo alla ragazza: fu lo stesso Gagliano ad avvertire il 113. La pistola, una beretta 7,65, venne trovata vicino alla ragazza, in mezzo a numerose riviste pornografiche. Tornando alla fuga di oggi, con ogni probabilità ha deciso all'ultimo momento di non rientrare nella casa circondariale dopo il permesso premio.


Ne sono convinti gli inquirenti che indagano sulla vicenda. Galliano, infatti, ieri pomeriggio si è recato al dipartimento di salute mentale di Genova dove era seguito da tempo. La visita era già stata programmata, visto che l'uomo è anche stato dichiarato seminfermo di mente. Dopo è andato a trovare la madre a Savona. All'inizio della detenzione il serial killer aveva dato seri problemi: cercava sempre la rissa, era violento e conflittuale con gli altri detenuti e le guardie penitenziarie. Negli ultimi tre anni, invece, si era calmato e aveva tenuto una condotta regolare.


L'uomo era detenuto in una cella singola al secondo piano, sezione sesta del Marassi, un'area in regime aperto in cui sono reclusi soggetti classificati come "particolari" controllati da agenti esperti. Si allenava fisicamente tutti i giorni con flessioni e addominali. Era il più anziano per età e per periodo di detenzione. Nonostante tratti caratteriali particolari, non ha mai aggredito nessun agente e anzi, risulta che in alcuni casi sia intervenuto a dividere i compagni in caso di lite. In passato alcune richieste di permesso gli erano state negate. Successivamente aveva goduto di tre permessi. E, a quanto si apprende, aveva già avuto la concessione del permesso anche per il 24 e il 25 dicembre. Il fine pena era previsto per aprile 2015, ma al netto degli sconti per buona condotta sarebbe uscito con la liberazione anticipata tra poco meno di un anno. Il che rende ancora più incomprensibile il suo gesto, dato che l'uscita dal carcere era così vicina.


Per il Sappe (sindacato autonomo polizia penitenziaria) "il mancato rientro nel carcere di Genova Marassi del detenuto Bartolomeo Gagliano rientra purtroppo tra gli eventi critici che possono accadere. Ora è assolutamente prioritario catturare l'evaso ma questo episodio, seppur grave, non può inficiare l'istituto della concessione di permessi ai detenuti, anche perché gli episodi di evasione sono minimi, ma è evidente che c'è sempre qualcuno che se ne approfitta". Roberto Martinelli, segretario del Sappe, chiede di "valutare l'opportunità che ai detenuti in permesso venga applicato il braccialetto elettronico di controllo, costato peraltro decine di milioni di euro pubblici e poco utilizzato. Ciò permetterebbe di tenerlo sotto il controllo di una Centrale Operativa interforze, pronta ad intervenire in caso di anomalie". "Nel 2012 sono state complessivamente 13 le evasioni commesse da soggetti ammessi al lavoro all'esterno, 14 quelle poste in essere da Istituti di pena, 55 dopo aver fruito di permessi premio e 27 dalla semilibertà, mentre nei primi sei mesi del 2013 si sono contate 6 evasioni da strutture di pena, 20 da permesso premio 1 da lavoro all'esterno e 7 dalla semilibertà" ha detto Martinelli.