
"Presenterò un documento elaborato con il Consiglio d'amministrazione relativamente alle linee guida e seguirò le indicazioni dello stesso commissario" ha detto Pacor.
Il Carlo Felice ha chiuso il 2013 con un bilancio in rosso di 4 milioni circa. Un deficit ingente che ha gravi ripercussioni non solo sull'efficienza e sul futuro del teatro stesso, ma anche su molti suoi fornitori (ditte e singoli artisti) che da mesi attendono di vedere pagate le loro prestazioni. L'accesso al prestito stabilito dalla legge varata dal ministro Bray è rigorosamente condizionato ad alcuni passaggi.
Il Teatro deve presentare un piano di risanamento e di rilancio, tagliare il contratto aziendale, ridurre laddove possibile l'organico. Passaggi non semplici che vanno tra l'altro discussi al tavolo sindacale. E qui cominciano i problemi genovesi: i sindacati sono fra loro divisi e contrapposti in due posizione diverse, tanto che fino ad oggi i tavoli di contrattazione sono stati due invece che uno. Tutte le sigle sindacali concordano però al momento nel criticare il vertice del Teatro per la mancanza di chiarezza circa il piano elaborato o in via di elaborazione. Insomma, lamentano, non si sa nulla sul progetto di rilancio e di ripianamento dei debiti. Oggetto di polemica anche il punto relativo all'organico: c'è chi lo considera un passaggio obbligato, chi fa notare che il Carlo Felice è già allo stato attuale sotto organico. E non è chiaro poi come si procederà, nel caso, ad una riduzione del personale: con i soli pensionamenti? Infine, il contratto aziendale. Non si sa quanto consentirà di risparmiare il suo taglio, perché è in preparazione il contratto nazionale che assorbirà alcune voci di quello. La situazione, insomma, è ancora molto fluida, anche se dall'incontro di domani potrebbero emergere linee più chiare. L'importante è che si arrivi presto a una soluzione, perché il teatro è sempre più sull'orlo di un baratro e un suo eventuale "crollo" potrebbe innescare un tragico effetto a catena. (ANSA).
IL COMMENTO
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