
L'analisi condotta dal Dipartimento di Robotics Brain and Cognitive Sciences dell'Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), in collaborazione con l'Istituto David Chiossone di Genova e l'Università di Firenze, riguarda l'abilità del nostro cervello di creare mappe spaziali attraverso la distinzione della provenienza dei suoni all'interno dell'ambiente che ci circonda. Sono proprio tali mappe che permettono di orientarci nello spazio circostante.
"Nel condurre la nostra ricerca abbiamo ricreato un ambiente naturale, dove le persone non vedenti potevano ascoltare suoni di diverso tipo e provenienti da diverse fonti" spiega la dott.ssa Monica Gori, prima autrice dello studio. "Abbiamo scoperto che è proprio la comprensione della relazione spaziale tra i suoni, e non il singolo suono, a rappresentare un punto critico per la percezione spaziale e l'orientamento delle persone non vedenti".
Grazie a questa scoperta sarà possibile realizzare programmi di riabilitazione motoria per adulti e bambini non vedenti tramite segnali sonori appositamente definiti.
IL COMMENTO
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