
All’epoca dei fatti tutti i ragazzini erano minorenni e in misura più o meno equivalente ci sono vittime italiane e straniere. Anche sul numero degli indagati non posso essere preciso, siamo ancora nella fase delle indagini ed è lecito attendersi nuovi risvolti. Per quello che poi riguarda i mezzi utilizzati, certo la Rete è il principale ma non l’unico, ci sono anche i messaggini tramite smartphones e/o comunicazioni di altro tipo”.
In Procura si sono aggiunti altri due fascicoli choc: due nuovi filoni che dimostrano la pericolosità sociale che possono assumere web, social network e smartphone per i giovanissimi. Il caso più allarmante è stato aperto nei mesi scorsi dal sostituto procuratore Piercarlo Di Gennaro, che ha iscritto nel registro degli indagati una decina di persone, 40enni e 50enni avrebbero abusato sessualmente di minori. Tutto comincia da alcune piattaforme e social network molto conosciuti. È così gli insospettabili pedofili creano falsi profili, si fingono anche loro minorenni e iniziano a stringere amicizia con queste ragazzine.
Altro fenomeno scoperto sempre dagli investigatori della polizia postale è quello della compravendita e diffusione di video- hard o erotici, anche qui trastudenti minorenni genovesi. È stato documentato, infatti, che molte ragazzine, anche per via della moda del “selfie”, preferiscono auto-riprendersi durante i primi focosi incontri con i fidanzati. Questi filmati poi vengono spediti anche a loro come ricordo. Nella maggior parte dei casi restano nel telefono del compagno in altri, invece, diventano oggetto di divulgazione agli amici.
IL COMMENTO
Leonardo, Fincantieri e la guerra: l'etica non può essere solo italiana
“Ti ricordi Bilancia?”. Il killer incastrato con una tazzina di caffè e una sigaretta