cronaca

1 minuto e 50 secondi di lettura
Non sono più così sicuro che i milanesi scappino il venerdì dalla loro città per oltrepassare i Giovi e calare sulle coste della Liguria. Non sono più così sicuro per un semplice motivo: a Milano c'è vita, nuova vivacità, fermento. Oltre i Giovi a parte il sereno del cielo se va bene, tutto è plumbeo.


Ricordo di un vecchio direttore del Decimonono che, calato a Genova da un'altra città, mi disse, ed eravamo negli anni Novanta: girando per Genova sembra di essere in Bulgaria. Tutto è triste, anche i negozi.
Oggi non lo direbbe più.
Lasciamo stare i negozi che stanno attraversando un momento tragico e che spesso sono vessati da normative comunali incredibili e da tasse da antichi feudatari, ma la città è un concentrato di tristezza.


Quindi molti milanesi, penso, a parte quelli che posseggono barche e quindi sono costretti a toccare l'acqua marina, se ne stanno nella loro città.
Che sarà grigetta, ma è viva. Vivissima. E pulita. Complimenti a Pisapia! Provate a percorre viale Maino che non è proprio la Quinta strada di New York e date un'occhiata dal finestrino della macchina all'aiuola spartitraffico: ci sono i fiori ed è pulita. Non è come le nostre un ricettacolo di rumenta.
Poi andate in piazza Corvetto: da mesi nell'aiuoletta spartitraffico in fondo a via Assarotti fiorisce solo il fango. La targa strada con la scritta Piazza Corvetto è precipitata e mai è stata sostituita. Direte che un'aiuola sporca non vuol significare nulla. Può darsi, me è un segno di sciatteria, di trascuratezza e abbandono. Un'aiuola abbandonata è il sintomo di un andazzo generale e generalizzato di indifferenza degli amministratori ma anche dei cittadini.


Percorrete il portico che da Piccapietra porta al teatro dell'Opera: se non coprite il naso con un fazzoletto rischiate di soffocare dal fetore di piscio.


Perché i milanesi dovrebbero venire a Genova?

Una chance c'è e la offre il Palazzo Ducale. E' l'unica anima viva di Genova. Lo è da anni, da quando è guidato da Luca Borzani.
Vuol dire che a volte anche gli uomini contano.
Forse Genova dovrebbe riflettere su questo modesto ragionamento.