cronaca

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Un appunto scritto a mano, una sorta di promemoria contenente le indicazioni per pianificare dal punto di vista logistico e finanziario la latitanza di Amedeo Matacena in Libano, che sarebbe direttamente collegato alla lettera indirizzata "al mio caro Claudio", attribuita all'ex presidente del paese mediorientale Amin Gemayel. Nello scantinato della villa di Claudio Scajola ad Imperia, gli investigatori e gli inquirenti sono convinti di aver trovato l'elemento determinante per dimostrare il ruolo chiave dell'ex ministro dell'Interno nell'operazione che doveva portare Matacena da Dubai al Libano.

L'appunto si trovava assieme agli oltre cento faldoni ancora tutti da decifrare, molti dei quali non catalogati tanto che gli inquirenti non escludono che vi si possano trovare anche documenti coperti dal segreto di Stato. Documenti che richiederanno mesi di studio e sui quali, già nei prossimi giorni, la procura di Reggio Calabria farà un primo screening per organizzare il lavoro. Ma soprattutto, quell'appunto era assieme alla lettera che viene attribuita all'ex presidente libanese: un documento giudicato "decisivo" da fonti vicine all'inchiesta che ritengono la sigla in calce riconducibile ad Amin Gemayel.

Nel testo, scritto in francese al computer e indirizzato, appunto, "al mio caro Claudio", si legge che "la persona potrà beneficiare in maniera riservata della stessa posizione di cui gode attualmente a Dubai" e che "troveremo un modo per per fare uscire la persona dagli Emirati Arabi e farla arrivare in Libano". Sia l'appunto sia la lettera saranno in ogni caso al centro delle domande che i pm Giuseppe Lombardo e Francesco Greco porranno a Scajola nel corso dell'interrogatorio in programma venerdì a Roma.

Sarà invece il Viminale ad accertare la vicenda della scorta dell'ex ministro che, secondo fonti del ministero, era di quarto livello, cioè quella per personalità considerate a "basso rischio", e composta da due uomini con un auto blindata a disposizione. Il Dipartimento di Pubblica Sicurezza, ha detto il ministro Alfano, ha già inviato un ispettore ad Imperia e sarà lui ad ascoltare i quattro agenti che a rotazione assicuravano la protezione di Scajola. 

I comportamenti di Scajola con la scorta sono però già chiari per il gip Olga Tarzia che, nell'ordinanza, sottolinea come disponesse degli uomini a lui assegnati in modo improprio, anzi "con spregiudicatezza", tanto da spingersi "a dare disposizioni affinché la scorta si rechi all'estero senza 'gli attrezzi'". I frenetici contatti registrati tra Scajola e gli uomini della scorta, si legge ancora nell'ordinanza "erano parte attiva e determinante per garantire agevoli spostamenti nel territorio italiano della moglie di Matacena".

Ci sarebbero anche i figli di Amintore Fanfani, la sorella di Claudio Scajola e l'ex parlamentare Dc Emo Danesi tra gli altri indagati dell'inchiesta della Dda di Reggio Calabria che ha portato all'arresto dell'ex ministro. E' quanto scrivono alcuni quotidiani. I nomi di Giorgio e Cecilia Fanfani, Maria Teresa Scajola, e Danesi, insieme a quelli di Pierluigi Bartolini, Giuseppe Speziali (padre di Vincenzo Speziali), Giovanni Morsenti, Daniele Santucci e Elisabetta Hoffmann, erano contenuti nel decreto di perquisizione eseguito giovedì scorso a loro carico in qualità di "soggetti di interesse investigativo".