Caso Scajola: pm forse in Liguria prima interrogatorio Rizzo

 I magistrati che conducono l'inchiesta Breakfast, che due settimane fa ha portato all'arresto di Claudio Scajola e di altre sette persone per avere favorito la latitanza di Amedeo Matacena, si stanno preparando alla trasferta in Liguria per andare a visionare le carte contenute nel maxi archivio dell'ex ministro trovato nello scantinato della villa di Imperia.



Dal palazzo del Cedir di Reggio Calabria, che ospita gli uffici della Direzione distrettuale antimafia, nessuna conferma, ma pare certo che già lunedì il pm della Dda Giuseppe Lombardo ed il suo collega della Direzione nazionale antimafia Francesco Curcio, applicato alle indagini, possano volare ad Imperia per cominciare a spulciare tra le migliaia di carte in cerca di riscontri o nuovi impulsi alle indagini. Un lavoro che potrebbe tornare utile per due motivi: primo verificare quanto detto da Scajola nell'interrogatorio ai pm durato sette ore e che è stato secretato e, secondo, trovare spunti in vista di un altro interrogatorio atteso, quello di Chiara Rizzo, la moglie di Matacena, che dopo avere trascorso sette giorni nel carcere di Marsiglia, da martedì è in quello reggino di Arghillà. La donna ha più volte ripetuto di essere pronta a rispondere a tutte le domande degli inquirenti. La stessa cosa l'hanno ribadita giovedì i suoi legali, gli avvocati Bonaventura Candido e Carlo Biondi, al termine dell'interrogatorio di garanzia che si è concluso con un nulla di fatto. Una scelta "tecnica" hanno definito i due penalisti la decisione della loro assistita di non rispondere alle domande del gip, perché privata del colloquio con i suoi legali. Colloquio che invece ci sarà - e si preannuncia piuttosto lungo - a partire da domani, quando Candido e Biondi si recheranno in carcere per parlare con la donna. In programma c'è già un secondo appuntamento fissato per martedì. In vista di quell'appuntamento, Candido prende spunto dall'estradizione decisa dal Libano per Dell'Utri per dire che il via libera all'operazione "costituisce la prova certa dell'insussistenza della violazione dell' art 390 del codice penale contestata a Chiara Rizzo". I pm vorranno sapere dalla donna dei suoi rapporti con Scajola e dell'interesse di quest'ultimo per le sorti del marito, latitante a Dubai dopo la condanna definitiva a 5 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Domande che, è facile prevedere, saranno formulate anche sulla base delle risposte date da Scajola agli stessi magistrati allo scopo di confrontare le versioni e stabilire se vi siano discrepanze. Inevitabilmente il discorso cadrà anche sull'ipotesi formulata dagli inquirenti secondo la quale Scajola e Matacena erano "motivati da interessi che vanno ben oltre l'aiuto, risultando inseriti in un circuito criminale ben più ampio visto il ruolo di Matacena in ambito 'ndranghetistico ricostruito dalla sentenza di condanna". Tesi riproposta dai pm nel loro ricorso al Tribunale del riesame per contestare la decisione del gip di escludere dall'ordinanza di custodia cautelare l'aggravante della mafiosità. Una ricostruzione che è stata contestata dal legale di Scajola, Giorgio Perroni, secondo il quale "non esiste alcun elemento probatorio che colleghi l'on. Scajola alla 'ndrangheta" Secondo Perroni, inoltre, l'appello è stato presentato "prima dell'interrogatorio di venerdì scorso in cui Scajola ha dato spiegazione di tutti i fatti di cui gli è stato chiesto conto". E proprio davanti ai giudici del riesame, il giorno stesso dell'interrogatorio della Rizzo, comincerà l'esame dei ricorsi presentati dagli indagati contro l'ordinanza. La prima posizione ad essere valutata sarà quella di Antonio Chillemi, il ragioniere di Matacena, mentre il giorno successivo saranno discussi i ricorsi di Roberta Sacco, segretaria di Scajola; di Antonio Politi, indicato come il factotum di Matacena, e della madre dell'ex deputato forzista, Raffaella De Carolis.