Prima Salvatore Spagnolo dal Policlinico di Monza. Ora Luigi Martinelli dal Niguarda di Milano. L’Iclas-Villa Azzurra (dove Iclas sta per Istituto clinico ligure di alta specialità) mette a segno il secondo colpo nel giro di poche settimane. Due luminari della medicina (microchirurgia delle coronarie l’uno, cuore artificiale e trapianti l’altro) strappati alla Lombardia.
Si aggiungono a Roberto Coppola, cardiochirurgo specializzato negli interventi sull’aorta, formando un trio di super-bisturi nel contesto della derelitta sanità ligure. Dove le eccellenze, lo dice la storia di Spagnolo e Martinelli, vengono spesso mortificate, quando provano a stare nelle strutture sanitarie pubbliche. A riportarli a casa è un istituto privato, ma convenzionato. Inutile dilungarsi in tanti ragionamenti. E neppure è il caso di avventurarsi sul terreno del ruolo che possono giocare i privati anche nella sanità.
Per commentare il tutto, basta una osservazione: al Niguarda Martinelli operava 150 liguri all’anno, costretti a un disagio personale-familiare e diventando un surplus di costo per le casse regionali. Il suo ritorno azzererà i disagi delle persone e potrebbe portare vantaggi al bilancio della sanità, attirando pazienti da fuori regione.
Morale: bisognerebbe che la gestione pubblica della salute fosse profondamente diversa da com’è. Per esempio: perché per salvare un’eccellenza come quella rappresentata da Andrea Bacigalupo al San Martino bisogna mobilitare una raccolta di firme e non confidare sulla lungimiranza degli amministratori regionali?
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Luminari di ritorno, dura lezione alla sanità pubblica
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