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"Per adesso non ci sono cambiamenti, il calendario resta quello stabilito coi capigruppo". Al Corriere della Sera il presidente Grasso conferma di chiudere la riforma entro l'8 agosto. Rivendica di aver agito in modo imparziale e difende la scelta della pausa domenicale, "utile a far scendere la tensione e ricaricare le energie". 

Mentre allla Stampa, il ministro Alfano riflette su Fi: "Non credo abbia l'unità e la forza per chiedere un rientro nel governo". Sull' Italicum ribadisce che le preferenze sono imprescindibili, mentre sul bonus di 80 euro annuncia che si farà di tutto per trovare i soldi.

Superato lo scoglio dei primi due articoli del dl Boschi, l'esame delle riforme riprende in aula del senato oggi alle 14. L'obiettivo si sposta sulla legge elettorale, anche in vista dell'incontro tra Renzi e Berlusconi previsto per martedì. E' importante che il leader di Forza Italia resti al tavolo delle riforme, afferma il premier.

Il Senato dei 100 in cassaforte e l'elezione diretta dei senatori definitivamente archiviata. Con l'approvazione dell'art. 2 del ddl riforme, il disegno del governo di Matteo Renzi per il futuro di Palazzo Madama comincia a delinearsi nelle sue linee principali, a partire dall'elezione di secondo grado dei membri del Senato e dalla trasformazione di quest'ultimo in una Camera rappresentativa delle Regioni. L'art. 2 prevede un Senato di cento senatori: 95 rappresentativi delle istituzioni territoriali e cinque che potranno essere nominati dal Presidente della Repubblica. E' questo il cuore della riforma voluta da Renzi e dal ministro Boschi: l'elettività di secondo grado dei senatori. Saranno infatti i Consigli regionali e i Consigli delle Province autonome di Trento e Bolzano a scegliere i senatori, con metodo proporzionale, fra i propri componenti. Inoltre le regioni eleggeranno ciascuna un altro senatore scegliendolo tra i sindaci dei rispettivi territori, per un totale, quindi, di 21 primi cittadini che arriveranno a Palazzo Madama. L

a ripartizione dei seggi tra le varie Regioni avverrà "in proporzione alla loro popolazione" ma nessuna Regione potrà avere meno di due senatori. La durata del mandato dei nuovi membri del Senato coinciderà con quella prevista negli organi (Regioni o Comuni) in cui sono stati eletti. Il sistema che verrà adottato per la scelta di consiglieri regionali e sindaci da "inviare" a Palazzo Madama sarà regolato da una legge elettorale ad hoc, con un punto fermo: i seggi saranno attribuiti in proporzione rispetto ai voti espressi a livello locale e alla composizione degli stessi Consigli regionali.