
Per Lei, che ha insegnato qui, è un ritorno.
“La prima esperienza d’insegnamento è stata proprio al Fermi. Ero molto giovane, avevo 22 anni e ho avuto una supplenza di quattro mesi. Ricordo come se fosse oggi l’emozione dell’entrare da quel portone, non più come studentessa ma come insegnante, e anche i timori, perché quando un insegnante entra in classe viene giudicato da tanti occhi giovani. È stata un’esperienza bellissima ed è rimasto un grande affetto con molti degli studenti che ho avuto allora. Lo ricordo come una bellissima esperienza”.
Quindi una grande emozione?
“Mi sono emozionata perché era tanto tempo che non entravo più qui. Sono forse vent’anni che non entro più in questa scuola che per me è stata un momento importantissimo. Un pezzo di quello che sono io oggi sicuramente lo devo allo studio che ho fatto qui, agli insegnanti che qui ho incontrato, alle esperienze che ho fatto in questa scuola, sia da studentessa che da insegnante”.
È un luogo del cuore?
“È uno dei miei luoghi del cuore”.
Lei ha rivolto un appello ai genitori e agli alunni a credere nella scuola. È anche il messaggio el Presidente del Consiglio?
“La scuola è un punto centrale. Quando un insegnante entra in classe e vede quei ragazzi e gli occhi di quelle persone che sono in formazione e crescono, sa che ha una grande responsabilità perché una parte di quello che loro diventeranno dipende anche dalla passione che un insegnante riesce a trasmettere per la sua materia, per la voglia di riuscire. E quindi c’è una grande responsabilità nella scuola, c’è una grande responsabilità negli insegnanti, che vanno rispettati e devono avere più riconoscimenti di quelli che negli ultimi anni sono stati dati. Nella scuola hai la materia più pregiata, i cittadini del futuro della nostra Italia. È un punto fondamentale per l’Italia che vogliamo la scuola”.
Come è cambiata la scuola di oggi da quando studiava Lei?
“Noi avevamo allora meno elementi di distrazione. Quando io sono andata a scuola non c’erano i computer e neppure i telefonini. La scuola era percepita come un’occasione per poter migliorare la propria condizione sociale. Io vengo da una famiglia umile, per me studiare e andare bene a scuola era un modo per migliorare la mia condizione, anche sociale. Oggi forse questo stimolo un po’ manca perché c’è l’idea che è tanto difficile oggi il mondo che qualsiasi cosa fai è comunque difficile migliorare. Questo noi non lo dobbiamo passare ai ragazzi, è sbagliato. Io quello che ho detto questa mattina ai ragazzi è “seguite il vostro desiderio”. Non dobbiamo passare ai nostri giovani l’idea che non possiamo sperare in un’Italia migliore, con più lavoro, con più occasioni. L’Italia ha capacità straordinarie, se riesce a liberarle non è un Paese che deve rimanere fermo. Non dobbiamo passare a chi studia oggi l’idea che tanto non migliorerai con lo studio. Lo studio è un elemento fondamentale per realizzarsi nella vita. Intanto perché ti rende migliore, perché capisci di più il mondo e poi, se studi e segui le tue passioni, vivrai una vita felice”.
Questo anno scolastico inizia anche con alcune proteste. Lei cosa risponde?
“Nel momento in cui il Governo apre una consultazione chiedendo a tutti di dire la propria su quello che sta proponendo, le proteste possono essere comprese, dopodiché in questo momento mi sembrerebbe più utile proporre invece che protestare. Nel senso che le decisioni finali devono essere ancora prese, c’è un momento di ascolto complessivo. Penso che sia più il momento della proposta che della protesta. Poi, se le proposte non verranno accolte, ci sarà il tempo della protesta”.
Quest’anno c’è stata questa inaugurazione particolare voluta dal premier Matteo Renzi.
“Per me è stato bello perché mi ha permesso di vivere delle emozioni bellissime. È stata un’idea importante per sottolineare che la scuola non è una cosa solo del Ministro della Pubblica Istruzione. La scuola è centrale per tutto il Governo, se vogliamo effettivamente far svoltare questo Paese. Partiamo dalla scuola, il luogo in cui si formano i nostri ragazzi. Investire sulla scuola è il futuro dell’Italia”.
Un ricordo dei suoi anni da studentessa?
“Ricordo un professore di matematica del triennio. Un professore che spiegava benissimo, ma molto severo e che quindi era un po’ il terrore di tutti i ragazzi. Ricordo la prima interrogazione di fisica, dopo svariate insufficienze date ai miei compagni che erano stati interrogati precedentemente, dopo un momento d’incertezza iniziale chiesi di continuare l’interrogazione e riuscì a prendere la prima sufficienza della classe. Il messaggio è non spaventarsi davanti alle difficoltà”.
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