economia

Teso incontro in Finmeccanica
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Finmeccanica cambia pelle. Fino al punto da cambiare nome? Su questo argomento l’amministratore delegato Mauro Moretti, interpellato a margine di un evento pubblico, è stato laconico: “Non lo so, può essere di no”. Ma per il resto l’intenzione è fare tabula rasa del passato.

Lo ha detto con chiarezza incontrando un centinaio di manager, in un clima che viene definito molto teso da chi racconta il vertice avendolo vissuto con l’animo dell’osservato speciale. Il numero uno di Piazza Monte Grappa, invece, dipinge la scena in tutt’altro modo: “Una normale riunione di lavoro, hanno risposto tutti bene, in modo collaborativo, pronti a fare in modo che le loro aziende riprendano a lavorare al meglio”. Ergo: finora non è stato così.

Del resto, secondo il suo consueto stile, Moretti non ha avuto peli sulla lingua. In base alla ricostruzione dell’incontro, l’amministratore delegato ha chiarito come andrà avanti la fase di concentrazione delle responsabilità in capo alla holding, soprattutto su gestione del risorse umane, ricerca e sviluppo e rapporti con in mondo militare. Si è chiusa un’epoca, ha spiegato Moretti, e Finmeccanica è ancora troppo grassa, per cui deve dimagrire, anche perché c’è troppa gente che lavora poco e male.

La necessità di ridurre i costi e darsi maggiore efficienza passa anche attraverso la valorizzazione dei giovani e della meritocrazia – è stato uno dei passaggi chiave di Moretti – il che riconduce anche a questioni più significativamente genovesi, visto che sotto la lente d’ingrandimento ci sono le attività del postale e dell’informatica di Selex Es, a forte rischio di dismissione. Con potenziali ricadute anche sui livelli occupazionali.

Durante l’incontro il numero uno di Finmeccanica ha anche toccato il tema della vendita di Ansaldo Sts, quotata in Borsa e con sede a Genova, e di Ansaldo Breda. Moretti ha confermato che se le maxi-offerte sul tavolo da parte dei cinesi di Cnr-Insigma e della giapponese Hitachi venissero confermate andrà avanti con la cessione, altrimenti le due aziende rimarranno in casa e con la possibilità di pensare anche ad una loro fusione (rispettivamente si occupano di segnalamento ferroviario e di costruzioni di treni).

Al di là di come dipinge lo scenario Moretti, il clima interno a Finmeccanica resta improntato all’alta tensione e bisognerà vedere se il governo si deciderà prima o poi a battere un colpo. Il problema, ovviamente, non è la pulizia che l’amministratore delegato del gruppo intende realizzare, ma la gestione di una partita che presenta due aspetti fondamentali: da una parte i contraccolpi sociali prodotti da tagli di personale che rischiano di interessare non solo i dirigenti (licenziabili per definizione), dall’altra il piano industriale, quindi il modo in cui Moretti intende procedere affinché il gruppo non si trovi, nella sua nuova veste, nella condizione di essere un vaso di coccio in mezzo a tanti vasi di ferro. Più di un osservatore politico, anche vicino al governo, guarda con attenzione a quanto sta avvenendo in Finmeccanica. E filtrano crescenti preoccupazioni: “ Va benissimo tutto, l’importante è che con l’acqua sporca non si finisca per gettare via anche il bambino”.