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Ecco il verbale dei Garanti, seggio per seggio
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“La vicenda Liguria non può considerarsi chiusa”. Questa la risposta di Sergio Cofferati, ospite di Coffee break su La7, alla domanda di Tiziana Panella. L’ex sindaco di Bologna ha ribadito le ragioni che lo hanno portato ad abbandonare il Partito Democratico. “Non sono vendicativo, non sono rancoroso, non sono una persona che si fa prendere da reazioni emotive. Ho fatto una scelta per me molto dolorosa , in quanto sono uno dei 45 fondatori del Pd. L’ho fatta dopo averci riflettuto a lungo, in virtù di quello che è capitato durante la campagna delle primarie e soprattutto dopo il voto”.

Sergio Cofferati è tornato sulle irregolarità del voto nelle primarie liguri accertate dai Garanti del partito e ha proposto un paragone con il precedente del 2011 a Napoli. “Non ho contestato il risultato. Quando sono stati chiusi i seggi, ho detto che volevo conoscere dalla Commissione di Garanzia il contenuto dei fatti che erano stati indicati dai presidenti dei seggi. Nel 2011 a Napoli per tre seggi contestati – non cancellati, semplicemente contestati – Bersani decise di annullare le primarie. Qui siamo di fronte a 13 seggi cancellati su indicazioni che ho fatto io e sono in corso indagini della Procura e dell’Antimafia. Per cui c’è anche l’eventualità che il numero di seggi cancellati sia più alto e che siano individuati comportamenti difformi dalla legge non solo dalla regola del Pd”, ha denunciato Cofferati.

L’eurodeputato accusa il Partito Democratico di aver un problema morale al suo interno e di aver perso i suoi valori fondativi. “Eravamo cioè di fronte a una contesa in cui si stava snaturando il carattere delle primarie e in cui soprattutto si stavano cancellando i valori fondativi del mio partito. Ho aspettato per vedere se questo era vero. In un partito in cui c’è una dialettica anche aspra sulla politica ha senso di stare. In un partito in cui non ci sono più i valori fondativi non ci voglio stare. Me ne sono andato perché c’è un problema morale”.

Per Sergio Cofferati Matteo Renzi aveva già deciso il risultato delle primarie liguri. “Quando Renzi apre la direzione del partito e dice che in Liguria la candidata del Pd è Raffaella Paita, il Comitato di garanzia non si era ancora pronunciato sui ricorsi che le erano stati presentati. E nemmeno la Commissione politica che ha il compito di nominare il vincitore della gara. Dunque lui ha anticipato disinvoltamente qualsiasi risultato. Aveva già deciso che era così”.

A chi lo accusa di aver parlato solo dopo la sconfitta, Cofferati ha risposto: “Durante tutta la campagna elettorale ho segnalato sistematicamente a Guerini e a Serracchiani quel che capitava in Liguria e quali potevano essere le conseguenze”. E ha aggiunto: “Ho pensato a un certo punto di interrompere la contesa. Non l’ho fatto perché mi avrebbero detto che scappavo. Io non sono mai scappato in vita mia. E ho pensato invece che fosse utile per il partito che ho contribuito a fondare e del quale oggi non faccio parte vedere se il gruppo dirigente avesse la forza e la voglia di intervenire. Ho segnalato sistematicamente quel che capitava”.

L’eurodeputato è poi tornato sul rapporto tra Raffaella Paita e una parte della destra ligure. “Un ex senatore di Forza Italia ha organizzato una riunione con i sindaci di centrodestra. Raffaella Paita ha partecipato e lo ha definito l’assessore all’Ambiente più bravo che la Regione abbia mai avuto. È uno che ha ristretto lo spazio del parco di Portofino per far costruire lì, tanto per dire della sua attenzione ambientale”. Durissimo il giudizio di Cofferati su Alessio Saso ed Eugenio Minasso: “Un’esponente di Ncd, Alessio Saso, ha detto in Consiglio regionale che sarebbe andato a votare per la Paita e che avrebbe fatto votare i suoi perché poi con la Paita avrebbe costruito il governo della Regione. Piccola parentesi, si tratta di un signore indagato per voto di scambio. Una persona che parlava di cose che conosce bene”. E ancora: “C’è un problema etico, se il voto di un fascista non pentito viene considerato legittimo. Minasso è fascista ancora oggi ed è figlio di un fucilatore di partigiani”.

Cofferati rivolge parole molto dure anche nei confronti del segretario Matteo Renzi. “Quello che mi ha colpito è che Renzi non ha trovato ragione per dire una parola del fatto che sta indagando la Procura e l’Antimafia. Guerini e la Serracchiani non sono mai intervenuti”. Ha infine rivelato di non aver ricevuto alcuna chiamata dai vertici del partito. “Renzi non mi ha mai chiamato in questi giorni. Nemmeno Guerini e la Serracchiani mi hanno chiamato dopo che ho lasciato il partito. Mi avevano mandato degli sms prima per chiedermi di non uscire. Per un mese e mezzo le mie segnalazioni di quello che stava avvenendo in Liguria sono rimaste inascoltate. una telefonata di Renzi avrebbe fatto la differenza dal punto di vista dei rapporti umani, dal punto di vista della sostanza politica non sarebbe cambiato niente”.