cronaca

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69/a udienza del processo di Grosseto per il naufragio della Costa Concordia. Francesco Schettino è tornato in aula anche se è malato, come ha tenuto a sottolineare in apertura di udienza il suo difensore, avvocato Domenico Pepe, che prima di proseguire l'arringa della difesa (dopo le udienze di giovedì e venerdì scorso) ha consegnato ai giudici un certificato medico. Schettino, che è anche stato visitato dalla guardia medica di Grosseto, ha acconsentito alla prosecuzione del processo e ha preso posto accanto ai suoi legali dove opera sui computer.

Lo stesso difensore ha protestato coi giudici perché la procura venerdì scorso ha depositato in cancelleria una memoria di 400 pagine parlando di "abuso processuale" per il poco tempo a disposizione per studiarle. Ma il presidente del collegio Giovanni Puliatti ha ricordato che si tratta della requisitoria dei pm, già ascoltata in aula e che pertanto non si pone il problema di assegnare del tempo ulteriore per leggerle.

"Il comandante Francesco Schettino è una persona perbene", che "lavora in mare da quando aveva 14 anni" e quando il pm Pizza lo definì "idiota, lo offese", inoltre "ha subito una pressione mediatica contro", ha detto alla ripresa dell'arringa difensiva l'avvocato Pepe. "Schettino si è sottoposto a un interrogatorio di 40 ore - ha polemizzato il legale - e poi in requisitoria si dice che si è sottratto alle sue responsabilità, e addirittura se ne chiede l'arresto?".

"Schettino - ha continuato il difensore - è una persona perbene. Dopo 48 ore dall'incidente ha confessato tutto" nell'interrogatorio al gip "anche colpe che non erano sue". Quanto "all'offesa di idiota (il pm Pizza disse 'incauto idiota', ndr), io - ha detto Pepe - in 40 anni di aule di udienza non ho mai visto offese all'imputato. Non so se con altri personaggi l'avrebbero fatto. Se ne sono approfittati perché è una persona perbene, questa è la verità!".

Il legale ha stigmatizzato anche un altro punto dell'accusa: "Schettino a 14 anni faceva il barcaiolo, è sempre stato per mare e la frase che disse 'Il comandante sulla nave è secondo a Dio, è una frase che dicono tutti in mare. Ma non certo per paragonarsi a Dio, né per mettersi sopra Dio, come ha fatto il pm Pizza quando ha detto che 'Dio può perdonare, ma noi no'".

L'avvocato Pepe ha anche riportato l'esito della visita dello psichiatra del carcere di Grosseto fatta l'indomani dell'arresto del 14 gennaio 2012. "Lo psichiatra gli chiese se avesse pensato a gesti autolesionistici - ha detto il difensore leggendo il referto - ma Schettino rispose che aveva 'cercato di salvare quante più persone possibili', e che aveva moglie e figli e gli disse 'Vivrò per loro'".

"Il comandante Schettino non fece nessun ritardo nel dare l'ordine di abbandono della nave. Ha avuto 45 minuti, in mezzo a tante avversità, per decidere della vita di oltre 4.000 persone, per salvare loro la vita. Schettino non è un ammiraglio di scrivania, è uno che sa valutare i venti, le correnti, sul momento, sa come prendere decisioni immediate, lui lo sa fare", ha proseguito nell'arringa il difensore di Francesco Schettino. "Schettino prese decisioni giuste o sbagliate? - si è chiesto il legale - Giuste! Se avesse dato subito l'abbandono nave sarebbero morte 4.000 persone".

"Quando" nel 2012 "proposi all' allora procuratore capo di Grosseto, Francesco Verusio, un patteggiamento per Francesco Schettino, tra quattro e cinque anni, mi fu risposto: 'Non se ne parla nemmeno'. E così andammo al dibattimento", ha ricordato in aula l'avvocato Domenico Pepe, quando la difesa riteneva che ci fosse un margine per non far sottoporre Schettino al processo ordinario. L'avvocato Pepe ha anche criticato la procura per la notifica "dell'avviso di chiusura indagini avvenuta coi carabinieri il 21 dicembre 2012, vicino a Natale quando io ho 20 giorni per chiedere un interrogatorio".

Inoltre, il difensore, sempre per sottolineare un "certo accanimento contro Schettino" ha parlato di "modalità disgustose e sconcertanti" per il sequestro subito da Schettino "della casa, della moto, di un box e perfino di un quinto dell'appartamento del padre. Alla casa, dove vive anche la figlia sedicenne, hanno apposto un cartello con scritto "Immobile sottoposto a sequestro penale'. E così anche alla casa dei genitori, dove c'è la madre di 86 anni". "Modalità indecenti - ha aggiunto - perché era sufficiente una trascrizione nel registro delle trascrizioni immobiliari".