
I difensori, Gennaro Velle di Genova e Niccolò Lombardi Senesi di Firenze, hanno sostenuto che "non c'è stato maltrattamento perché si è trattato di un solo episodio non aggravato dall'odio razziale in quanto l'insegnante avrebbe risposto a una provocazione dello studente". L'insegnante avrebbe detto al ragazzo che "sarebbe dovuto rimanere in Africa così come tutti gli stranieri dovrebbero restare a casa loro".
La difesa ha chiesto l'assoluzione o, in subordine, solo per il reato di ingiuria, il minimo della pena, le attenuanti generiche e la condizionale. Il ragazzino che all'epoca dei fatti aveva 13 anni, nella scorsa udienza aveva riferito che "l'insegnante ogni tanto si rivolgeva a lui chiamandolo "negro" e che l'insegnante affermava che "gli uomini, come gli animali, dovrebbero vivere ciascuno nel proprio ambiente". Oggi hanno deposto come testi quattro compagni di scuola che hanno riferito del rapporto problematico tra insegnante e studente. Il processo, rinviato al 20 febbraio, si svolge a Genova perché il ragazzino è figlio di un giudice toscano.
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