cronaca

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Si e' avvalso della facoltà di non rispondere Marietto Rossi, arrestato nell'ambito di un'inchiesta per l'omicidio di Giovanni Lombardi avvenuto sabato scorso a Borzonasca nel chiavarese.

L'interrogatorio di garanzia da parte del gip Annalisa Giacalone si è svolto nel carcere di Marassi a Genova. Anche altre cinque persone arrestate nell'ambito della stessa indagine non hanno risposto al giudice. Rossi e' accusato di omicidio aggravato dalla premeditazione, tentativo occultamento di cadavere e detenzione di armi.

Oggi la Questura di Genova ha fatto vedere quello che era l’autentico arsenale a disposizione della banda di Mario Rossi. C'erano fucili a canne mozze, tritolo e micce, carabine, pistole di vario calibro con silenziatori, pugnali, machete, catane, proiettili e munizionamento da guerra. L'arsenale della banda era nascosto tra auto, cantine, capannoni industriali e abitazioni.

L'arsenale è stato sequestrato tra Genova, il Levante e il Savonese dagli agenti della squadra mobile dopo l'omicidio di Giovanni Lombardi, 40 anni, di Tricarico (Matera), compiuto sabato scorso dalla banda Rossi, che avrebbe dovuto consegnare della droga (tre colpi di pistola all'addome e uno in faccia). Ci sono armi pulite e clandestine, alcune dichiarate sotto falso nome ed altre oggetto di furto. Tra queste c'è l'arma del delitto, una Magnum 357 che la squadra mobile ha trovato sotto il sedile della Panda Bianca di proprietà dell'imprenditore Giorgio Walter Cardini ma "nella disponibilità" di Marietto Rossi. Nell'auto non c'era solo la pistola ma anche 15 proiettili ed un dissuasore "taser".

Un arsenale che Rossi stava mettendo insieme per ricostruire la banda e riorganizzare una "batteria" di rapinatori come quella che aveva a metà degli anni '70. Le intercettazioni rivelano anche come doveva sparire il corpo di Lombardi. "Allora - dice uno degli indagati - devi togliergli subito i vestiti e seppellirlo nudo, altrimenti i cani lo trovano".

Lombardi è stato ucciso alle 14.33 ma la squadra mobile lo saprà dopo circa mezz'ora. "Un black out nelle comunicazioni per via della zona impervia", ha spiegato oggi il primo dirigente Annino Gargano. Quando i telefoni ripartono, però, i dialoghi sono choc. La polizia arriva dopo un'ora e arresta Rossi e due complici.

Nel corso dell'indagine è emerso come Rossi fosse diventato paranoico per la pressione della polizia: per gestire il nuovo business della droga (da intraprendere con i "campani" guidati da Giacinto Pino, chiamato il boss di Soziglia) usava solo pizzini. Biglietti che, secondo la squadra mobile, venivano inviati a Pino e poi ritornavano a Rossi con la risposta. Alcuni di questi sono stati sequestrati.

Dalle intercettazione emergono anche le istruzioni che Rossi dava ai suoi. "Quando giri devi essere armato, una pistola non basta con la polizia ce ne vogliono due". E ancora: "questa arma è per loro, gli agenti". Marietto Rossi vuole costruire una nuova banda ed è pronto a sfidare chiunque. Anche la polizia: erano pronti a sparare per uccidere. Ma la banda non sa che è sotto osservazione, una attenzione che fa fallire il colpo in un negozio di piazzale Bligny, il 24 dicembre scorso. Il boss va a cambiarsi nella ditta del complice Paolo Saba. S'infila una parrucca e si arma insieme ad alcuni compagni. Ma al momento di entrare in azione trova una 'volante' davanti al negozio che lo fa desistere. La zona è piena di poliziotti in borghese. Rossi e i suoi mollano il colpo.