
Secondo indiscrezioni le banche del consorzio e Carige si starebbero confrontando su uno sconto dei nuovi titoli rispetto al terp (prezzo dopo lo stacco dei diritti di opzione) nell'area del 35%, con alcune banche che spingono per una percentuale un po' più alta, così da invogliare i soci alla sottoscrizione. Lo sconto non dovrebbe in ogni caso superare il 40% dell'aumento da 800 milioni dello scorso giugno né il 38,9% della ricapitalizzazione di Mps attualmente in corso.
Al di là delle percentuali, si tratterà di un'operazione fortemente diluitiva, al pari di quella di Siena: Carige, che ha chiuso in calo per la quarta seduta consecutiva (-1,25% a 6,3 euro), vale in borsa circa 655 milioni, 200 milioni in meno degli 850 che si appresta a chiedere al mercato. Probabile dunque che a Piazza Affari si rivedano quelle tensioni che hanno accompagnato la ricapitalizzazione di Mps e quelle "anomalie di prezzo" sulle azioni, contro cui la Consob mette in guardia i risparmiatori e vigila occasione delle operazioni iperdiluitive. All'aumento dovrebbero partecipare i nuovi soci forti, la famiglia Malacalza, titolare del 14,9%, e l'imprenditore Vittorio Volpi (5,1%). Carte coperte da parte di Bpce, scesa recentemente dal 9,9% al 5,1%, e Ubs (4,4%), la cui quota è frutto di un prestito titolo.
La Fondazione Carige, titolare dell'1,95%, valuterà la partecipazione l'11 giugno, quando è in programma una riunione dell'ente. In ogni caso l'aumento è coperto da un nutrito consorzio di garanzia, con Mediobanca capofila nel ruolo di global coordinator e joint-bookrunner. L'operazione debutterà sul mercato lunedì: i diritti di opzione potranno essere scambiati fino al 19 giugno ed esercitati per sottoscrivere le azioni fino al 25 giugno.
IL COMMENTO
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