"Farete una brutta fine". Così l'allora governatore Claudio Burlando minacciò pubblicamente Primocanale, nell'infuocato post-alluvione dell'ottobre scorso. 8 mesi dopo la fine è arrivata. Diversa da come se la immaginava l'uomo che per quasi trent'anni ha governato la Liguria.
Alle elezioni regionali del 31 maggio ha vinto Giovanni Toti, a capo di una coalizione di centrodestra che non governava da 15 anni. Ha perso il Pd e Raffaella Paita, la candidata su cui Burlando ha scommesso tutte le sue carte. L'ha fatto contro un'opinione pubblica che chiedeva discontinuità. Ma chi si aspettava un mea culpa sarà rimasto deluso. "Tutta colpa di Cofferati e Pastorino. Con i loro voti avremmo vinto senza problemi".
In realtà, i conti non tornano: Toti si è imposto con 7 punti di vantaggio sul Pd. Pastorino non è andato oltre al 9% con un lista in cui, insieme ai fuoriusciti del Pd, riuniva un ampio spettro che va da Sel a Tsipras, dai sindacati alla società civile. Un elettorato che difficilmente avrebbe votato per Paita, semmai avrebbe scelto i 5 stelle o ingrossato ulteriormente il grande partito dell'astensione. L'unico vero vincitore di queste elezioni.
Ha vinto la Lega Nord, volata al 20%. Ha tenuto Grillo, che si affaccia in piazza De Ferrari per la prima volta nella sua storia. Nel tonfo del Pd, se n'è andato in silenzio anche Enrico Musso, fermo all'1,6% con Liguria Libera. Ma la lista degli sconfitti è lunga, da Luigi Morgillo a Ezio Armando Capurro, sino a Pierluigi Vinai.
La Liguria finisce nelle mani del "foresto" Toti. Il "Gabibbo bianco", come lo chiamano i colleghi di Mediaset. Ma in soli due mesi ha già capito come funziona in Liguria. La terra dove riciclarsi è un'arte e c'è sempre posto sul carro del vincitore. Come per magia, in discoteca per la vittoria del centrodestra, a ballare ci sono tutti, anche chi fino a una settimana fa tifava Paita, gli ex compagni di schieramento, gli imprenditori col cuore a destra e il portafogli a sinistra. O viceversa.
La fotografia della nuova geografia ligure è l'abbraccio di Renzi a Toti sul cantiere del Bisagno. La sicurezza non ha colore politico - cinguetta il premier. Ma evidentemente neanche il porto. Capita così che Toti allunghi la mano al presidente dell'Autorità Portuale Luigi Merlo, quello che, in caso di vittoria della moglie Lella, avrebbe dovuto farsi da parte per il manifesto conflitto d'interessi.
Restano, però, i tanti nodi lasciati dall'eredità di 10 anni di Burlando. Erzelli, Gronda, Terzo Valico, emergenza rifiuti, dissesto idrogeologico, la disoccupazione più alta del nord Italia, vicoli e periferie che la notte diventano far west.
"Datemi tempo e trasformerò la Liguria in un giardino fiorito". Sarà, ma intanto la sua giunta parte con 4 indagati in giunta, mentre Burlando si prepara a ritirarsi in campagna e dedicarsi a funghi e scopone: le sue due grandi passioni. Tutto sommato non è poi una brutta fine. Per lui.
politica
Il tramonto della Liguria rossa, l'inchiesta di Primocanale.it
Il centrodestra vince dopo 15 anni. E' la fine del burlandismo?
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