Luigi, 72 anni il prossimo agosto, abita alla Spezia. E’ disabile. Da 15 anni vive su una carrozzina a propulsione elettrica, sulla quale si muove per tutta la città, barriere architettoniche permettendo, in cerca di quella autosufficienza che l’insorgere di complicanze diabetiche gli ha tolto in gran parte, bloccandogli le gambe e causando tutta una serie di patologie, tra cui una grave forma di cardiopatia, problemi all’esofago e altro ancora.
Ieri mattina Luigi si è alzato da letto, si è preparato, ha “inforcato” la sua carrozzina ed è uscito come ogni giorno di buon’ora, dirigendosi verso i portici di via Vittorio Veneto, sicuro riparo dal sole feroce di questo luglio troppo torrido per tutti, figurarsi per chi soffre di problematiche alle vie aeree. Luigi a un certo punto, sopraffatto dalla alta temperatura, denuncia difficoltà nella respirazione, è spossato, fatica anche a parlare, ma non si scoraggia.
Con la sua carrozzina prende allora la via del pronto soccorso dell’ospedale Sant’Andrea, in via Mario Asso. Meglio non rischiare, con questo caldo asfissiante i rischi di un collasso sono dietro l'angolo. Sono le 10, l’astanteria è come sempre affollata di persone, con le loro piccole grandi necessità: codici bianchi, verdi, gialli, a volte rossi, quelli più gravi: dal caleidoscopio delle classificazioni per Luigi Paparo, classe 1943, esce il colore verde, gravità lieve. Le ore di attesa, da una diventano due, tre, quattro.
Poi Luigi viene accompagnato dentro, finalmente. Deve sostenere una visita otorino-laringoiatrica. Il tempo scorre lento anche lì, tra lettini e apparecchiature. “Una dottoressa di Sarzana – racconta Luigi col suo bell’accento partenopeo – che stava parlando con alcune persone, a un certo punto mi dice: ‘Be’, lei che fa? Ascolta le conversazioni degli altri? Lo sa che non dovrebbe stare qui ad aspettare?’” Scherzi del caldo, c’è da augurarsi. Nulla da dire invece sugli altri medici e infermieri e del reparto. Tutti gentili, operosi, professionali. Ma dannatamente pochi.
“Il personale è insufficiente, purtroppo – sottolinea ancora Luigi – e i tempi di attesa sono intollerabili. Io non parlo solo per me, che sto su questa sedia a rotelle, ma per tutti quelli che entrano qui dentro. Lo so, certi stanno anche molto peggio di me, è davvero uno spettacolo desolante: quando uno sta male sta male! Invece qui in ospedale, anche per quanto riguarda i ricoveri, in corsia puoi rimanere al massimo due-tre giorni. Poi il letto dev’essere liberato”.
Alla fine il paziente “passa” la visita e viene dimesso con la prescrizione di un farmaco da 40 mg.: la farmacia dell’ospedale glielo consegna, ma ha solo quello da 30 mg. Gli scherzi dell’estate proseguono senza soluzione di continuità, ma il paziente tiene duro.
Orario d’entrata 10.10; orario d’uscita 15.34. Luigi ha vissuto la sua piccola grande odissea al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Andrea, La Spezia, Liguria, Italia. Dalla prospettiva per niente privilegiata di una carrozzina elettrica.
salute e medicina
L'odissea di Luigi, disabile, al pronto soccorso del Sant'Andrea
Quasi 5 ore di attesa per una visita otorinolaringoiatrica
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