Senza voler scomodare William Shakespeare con una citazione ironicamente storpiata, fare un commento su una vicenda come questa, del bitume a Savona, rischia di essere visto come una delle tante polemiche sterili della politica, lo scrivente però ora è in effetti parte attiva della politica nelle istituzioni di conseguenza deve dosare le parole perché siano chiari i messaggi e i destinatari.
Prima di tutto vorrei fare un commento da cittadino savonese, quale che sono, con la mia famiglia che vive e paga le tasse a Savona. Ebbene, siamo rimasti fortemente scottati dalla vicenda Tirreno Power, non possiamo come cittadini ignorare il tradimento delle istituzioni a discapito di tutti noi, ci hanno lasciati soli.
Da questo purtroppo si deve partire e fare i conti ogni qual volta nel nostro territorio vi sia una potenziale installazione dannosa per la salute, ma non solo. In questo caso, ed è sempre il cittadino savonese che scrive, trovo inconcepibile pensare di avere “dietro casa”, un deposito di bitume maleodorante laddove spesso e volentieri vado come molti savonesi a trascorrere le serate libere, nella vecchia darsena, ricca di locali e luoghi di ritrovo, importante centro turistico della nostra città e fonte di lavoro per molti.
Il cattivo odore è un problema, ma certamente non l’unico: le esalazioni possono avere impatti peggiori se non controllate opportunamente, con rischi nocivi in taluni casi. Sono poi rimasto fortemente colpito da casi come quello nei pressi di Ancona dove un deposito di bitume è esploso alzando colonne di fumo e ceneri a centinaia e centinaia di metri, anche più. Non si dovrebbe pensare male perché porta male, così si dice, tant’è il pensiero lì finisce.
Ora alcune riflessioni del cittadino Andrea Melis prestato alla politica. Questa pratica ha visto i primi vagiti alla fine del 2011 in seno all’Autorità Portuale di Savona, successivamente è passata attraverso tutti gli enti coinvolti, dal Comune, la Provincia, la Regione e infine il Ministero dello Sviluppo Economico, questi tra il 2012 e il 2013 con code al 2014.
A tutti i livelli nessun ente si è espresso con contrarietà al progetto. Per chiarezza il comune di Savona a trazione PD, Sindaco Berruti, la Provincia a trazione centrodestra, presidente Vaccarezza, ora consigliere regionale, la regione sempre PD con presidente Burlando. Attori e forze politiche in gioco, questi erano e questi ora ci dicono che si deve cambiare, si deve intervenire, i cittadini hanno ragione, eccetera.
Facciamo però ordine e mettiamo in sequenza i fatti. I primi a sollevare la questione a Maggio 2015, non appena venuta alla luce questa pratica che fino ad allora era rimasta all’oscuro dei più, sono stati alcuni consiglieri comunali savonesi tra cui il Movimento 5 Stelle e un gruppo locale civico che promuove l’elettrificazione delle banchine del porto savonese. Non il Partito Democratico né il Centro Destra alcuno. A Giugno, per esattezza il 10, usciva su alcune testate on line anche un comunicato del sottoscritto che segnalava il problema.
Successivamente si avviava una intensa raccolta firme sia su piattaforma on line “change.org” sia cartacea che in poche settimane ha raggiunto la ragguardevole cifra di oltre 6000 firme. Come Movimento 5 Stelle abbiamo avviato: una interpellanza in comune per chiedere come si sia potuto arrivare a questo punto, una interrogazione parlamentare e in regione una mozione per chiedere alla Giunta di impegnarsi formalmente a non sottoscrivere alcun protocollo di intesa con il Ministero dello Sviluppo Economico. Passaggio previsto dalla legge 35/2012 che disciplina l’intero processo.
Da qui in poi è venuto alla luce il profondo corto circuito del PD che ha capito di giocarsi molto, quasi tutto a Savona città viste le imminenti elezioni comunali 2016, con questo progetto che non ha saputo o voluto controllare visto che nella stessa regione amministrata da Burlando ha dato il benestare.
Cerca di salvare la faccia con la richiesta di una nuova procedura di Valutazione Impatto Ambientale, quasi che fosse la panacea di tutti i mali e di cui i termini sono tecnicamente decorsi: il procedimento è concluso da circa 250 giorni e non si può riaprire per i capricci di un partito che prima ha chiuso non uno ma ben due occhi ed ora crede di vendere soluzioni al problema con una procedura che, oltre a non potersi fare, ha come finalità l’entrata in esercizio dell’impianto. Perché mai il contrario è stato dichiarato.
Poi è arrivato il centro destra che forse ha fiutato, con alcuni esponenti politici di lungo corso, l’opportunità di fare campagna elettorale sia sul PD che sul Movimento 5 Stelle. Questo lo scrivo perché a mio modo di vedere la discussione della mozione in regione, avvenuta il 4 Agosto, poteva arrivare a dare un segnale concreto per invertire la rotta e fissare alcuni paletti da cui ripartire.
Così non è stato, peraltro utilizzando il regolamento del consiglio regionale con una prassi inusuale è stato di fatto impedito di andare al voto della mozione da noi presentata e rimandato tutto a Settembre, non come a scuola per gli esami di riparazione, ma in Commissione IV - Territorio e Ambiente. Ci voleva più coraggio che è del tutto mancato all’Assessore e alla maggioranza.
La realtà è che quelle migliaia di firme rappresentano il malcontento per un modello di gestione politica della città di Savona, vanno oltre il caso specifico che è la classica goccia che fa traboccare il vaso. Rappresentano la necessità di essere ascoltati prima, non a giochi fatti. Questi sono gli errori collezionati dalla politica locale. Come anche il rapporto con l’Autorità Portuale di Savona.
Sono intervenuto nel dibattito presso il consiglio monotematico convocato dal Presidente del Consiglio comunale savonese su istanza di alcuni gruppi consiliari, e una parte del mio intervento è stata proprio indirizzata a questo importante soggetto che nella città dovrebbe integrarsi ed invece in molte occasioni ha dato luogo a rapporti conflittuali (nuova sede, piattaforma Maersk, nuovo ponte in darsena, acquisizione quote VIO per citarne alcuni) che il PD locale non è stato mai in grado di gestire, forse perché non ne aveva la forza o forse perché non aveva la libertà di farlo.
Savona deve ripartire, ripartire con un progetto di città nuovo, che veda la luce fra 15 o 20 anni gettando le basi ora. Il bitume non può e non deve farne parte.
politica
Bitume o non bitume, that is the question
Il dibattito
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