
Dopo il Dillinger di ‘Nemico pubblico’ il grande divo americano (questa mattina già alle 8 erano in attesa davanti al palazzo del Cinema alcune decine di ragazzine per non perdersi niente del red carpet delle 19) torna nei panni di un criminale, anzi di uno dei più famigerati della storia americana, Jimmy Bulger, che proprio ieri ha compiuto 86 anni in carcere dove è detenuto per aver commesso non meno di 19 omicidi. Pensate che su di lui, quando è stato arrestato nel 2011, pendeva una taglia di due milioni di dollari, inferiore soltanto a quella sulla testa di Osama Bin Laden.
Su questo controverso personaggio, il regista Scott Cooper (che ha sostituito Barry ‘Rain man’ Levinson cui era stato inizialmente affidato il progetto) ha costruito un gangster movie di quelli che probabilmente piacerebbero a Martin Scorsese. Alla base, il patto scellerato che l’FBI concluse con questo boss: impunità in cambio di informazioni per annientare la banda mafiosa di italo-americani che teneva sotto scacco con i suoi traffici parte di Boston. Inutile sottolineare come di questa impunità Bulger seppe approfittare alla grande per i suoi affari.
La scommessa di Cooper è stata quella di rovesciare i termini coi quali solitamente si affronta il genere, interessato più che a mostrarci criminali che sono anche esseri umani, esseri umani che sono anche criminali. Affidandosi per questo ad un cast all-star (il film è costato 50 milioni di dollari e Depp si è dimezzato – si fa per dire – il compenso, da venti a ‘soli’ dieci milioni di dollari) che comprende anche Benedict Cumberbatch, Dakota Johnson, Joel Edgerton, Peter Sargsgaard, Juno Temple e Kevin Bacon (e c’era anche Sienna Miller che interpretava la ragazza di Bulger, Catherine Greig, le cui scene sono state tutte tagliate del regista perché – ha detto in conferenza stampa – “in fase di montaggio ho sentito la necessita di restringere il fuoco della storia”).
In effetti, se il film convince è anche per una stringatezza che evita voli pindarici e si concentra sulla vicenda e sui rapporti tra i protagonisti principali: Jimmy, il fratello senatore e l’agente dell’FBI John Connelly che gli fa la proposta indecente, cresciuti da amici in South Boston le cui vite si rincrociano quasi per caso. E poi c’è Depp, sguardo ferino che non si capisce mai dove vuole andare a parare: un assoluto angelo del male (che qui, al contrario di quanto diceva la Arendt non è mai banale) dotato di una sua personalissima etica e tutt’altro che privo di fascino: come quando dice al figlio che era stato punito a scuola perché aveva dato un pugno in classe ad un compagno che gli aveva rubato delle penne: “non è sbagliato dare un pugno, ma darlo davanti a qualcuno. Se nessuno ti vede, qual pugno non è mai stato dato”.
E se Scott Cooper con ‘Crazy heart’ è riuscito dopo decenni a far vincere l’Oscar ad un grande come Jeff Bridges, è molto probabile che questo Johnny Depp lo si possa ritrovare nelle prossime nomination per il premio più importante del Cinema.
Per quello che riguarda il concorso, applausi sono andati nella proiezione per la stampa al russo Alexsandr Sokurov (vincitore del Leone d’oro nel 2011 per ‘Faust’) che con ‘Francofonia’ dopo i film sull’Ermitage di San Pietroburgo e il Boijmans Van Beuningen di Rotterdam si addentra nel Louvre parigino raccontando il rapporto, durante la seconda guerra mondiale, tra l’allora direttore Jacques Jaujiard e un ufficiale nazista, il conte Franziskus Wolff-Metternick, prima nemici poi collaboratori, la cui alleanza permetterà di salvare molti dei tesori del museo parigino. Così, esplorando il rapporto tra arte e potere, il film rivela quanto l’arte possa raccontarci di noi stessi anche durante uno dei conflitti più sanguinosi che la Storia abbia mai visto.
La seconda pellicola in concorso di oggi arriva dalla Francia. Con ‘Marguerite’, Xavier Giannoli, ispirandosi alla storia vera di Florance Foster Jenkins racconta di una ricca nobildonna francese degli anni Venti con l’amore per il canto ma irrimediabilmente stonata applaudita e circondata da un pugno di ipocriti che vogliono solo approfittarsene per estorcerle quattrini. Della serie: quando la passione non va a braccetto col talento.
IL COMMENTO
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