
Come quella del rio Torbido, un affluente del Bisagno a Struppa. Sull’omonima via c’è un cantiere fermo da mesi. I lavori dovevano finire a luglio, prima delle grandi piogge. Invece è tutto ancora lì: le recinzioni, i cartelli, le pietre nel greto, i macchinari. E, soprattutto, un argine ancora da costruire che probabilmente avrebbe salvato la strada dall’allagamento sette giorni fa.
Un po’ più a valle, verso Molassana, il fango ha preso possesso di via Elia Bernardini. Qui la sciagura arriva da due lati: di sotto, il rio Caderissi, puntualmente esondato dalla sua tombinatura; di sopra, l’acqua che scende dai versanti e prende velocità lungo la strada. Risultato: tutti a bagno. La messa in sicurezza del ruscello spetterebbe alla ditta che ha acquisito l’area ex Boero, dove sorgeranno una piazza e nuove abitazioni. L’onere urbanistico c’è, ma ancora non è stato assolto. Del resto, “è inutile che facciano i lavori qui – polemizza un abitante mentre accompagna la figlia a scuola – bisogna mettere a posto in altura, perché il fango e tutti i detriti arrivano da lì”.
E poi c’è ponte Carrega. “Nel 2011 il Comune ha installato delle barriere removibili sul Bisagno – spiega Gianelli – in modo che si potesse contenere il torrente, ma anche dare modo all’acqua di defluire in caso di allagamento”. Invece i pannelli sono ben saldi tra le pareti del muretto. Non c’è modo di toglierli. E così, piazza Adriatico e dintorni sono finiti ancora con le gambe a bagno. “Comunque, l’allagamento qui non è stata colpa di Bricoman – assicura il presidente del Municipio – ma del materiale venuto giù dalla cava Zanacchi”.
IL COMMENTO
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