politica

Scelte e comunicazione gestite male
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Matteo Renzi copia Berlusconi e incassa consensi. Giovanni Toti prova a imitare e a migliorare Burlando, e prende fischi. Qualcuno potrebbe obiettare che a fare la differenza è il diverso peso degli originali, ma probabilmente la diversità sta nel modo in cui vengono comunicati provvedimenti certamente da maneggiare con cura.

Nel Paese più tartassato d'Europa dal fisco - soprattutto in relazione alla qualità e quantità dei servizi offerti in cambio - non c'è dubbio che annunciare la riduzione e persino la scomparsa delle tasse è come far gol a porta vuota. Più complicato cimentarsi con un piano casa che deve riordinare un settore, quello degli interventi immobiliari, che rappresenta il nervo scoperto di una regione, la Liguria, tra le maggiormente colpite dai disastri alluvionali. A causa di eventi naturali incontrollabili, ma anche di un territorio martoriato come pochi dalla cementificazione e da scelte scellerate compiute in un passato ormai anche remoto.

Le polemiche nate intorno al documento in corso di definizione, dunque, non sono di per se stesse sorprendenti. E prima di pronunciare un giudizio compiuto bisogna attendere, appunto, la sua stesura definitiva. Tuttavia alcune valutazioni si possono già fare. Partendo dall'elemento che più ha fatto presa nell'immaginario collettivo: ci sarà anche la possibilità di costruire anche all'interno dei parchi. Messa così com'è avvenuta all'inizio di questa vicenda, è venuto un primo, inevitabile pensiero: "In Regione sono impazziti tutti". Naturalmente a stretto giro è arrivata la spiegazione che, però, su ogni iniziativa gli enti parco potranno far valere un diritto di veto. Allora in Regione non sono diventati matti. No, ma improvvidi nella comunicazione sì.

Proviamo a capire meglio. Da anni gli amministratori dei parchi italiani, compresi quelli liguri, sollecitano - a loro volta sollecitati dai cittadini interessati - la possibilità di "poter fare qualcosa" per migliorare la vivibilità all'interno delle aree protette. Dunque il nuovo piano casa che porterà la firma dell'assessore all'urbanistica Marco Scajola sembra tentare la risposta a una richiesta concreta. Ma presentare questa volontà politica con frasi tipo "ci sono troppi parchi" e accettare la difesa d'ufficio fatta dai costruttori, i quali si avventurano ad affermare che "le alluvioni non sono colpa del cemento", significa peccare come minimo di sensibilità rispetto a un vissuto ligure che porta ferite ancora aperte e difficili da rimarginare per colpa delle inondazioni e di scelte scellerate quando si parla di mattone.

Se lo ha fatto consapevolmente, allora l'amministrazione regionale è in malafede e ne pagherà le conseguenze qualora dovesse insistere, se invece è stato un inciampo comunicativo, allora il governatore Toti farà bene a ricordarsi che di mestiere fa il giornalista e l'assessore Ilaria Cavo, anch'ella cronista di gran vaglia, come titolare della delega alla comunicazione farà altrettanto bene a imporre la regola di supervisionare qualunque sortita dei colleghi prima che certe castronerie - se tali sono - possano vedere la luce.

L'effetto collaterale scatenato dalle rivelazioni del Secolo XIX, che bene ha fatto il proprio mestiere, è stato infatti quello di rinchiudere in un cono d'ombra provvedimenti che sembrano, invece, poter migliorare le cose, come la premialita' quando di abbattono manufatti o si procede a ristrutturazioni che garantiscono maggiore sicurezza e risparmio energetico e quando si cerca di dare maggiore certezza del diritto - adeguatamente regolamentato - in materia di interventi edilizi. Anche disboscando certe norme che sembrano fatte apposta solo per soddisfare la bulimia burocratica.

La cosa non è irrilevante, soprattutto nell'ottica di rilanciare un'edilizia che alla crisi ha pagato e sta pagando, in Liguria come nel resto d'Italia, un prezzo pesantissimo, in termini occupazionali e di tenuta delle aziende. Si scopre l'acqua calda quando si afferma che l'edilizia è uno dei volani principali della ripresa e dello sviluppo, considerando la massa di attività che mette in moto, ma è altrettanto evidente a tutti che il circolo virtuoso può essere riacceso anche ricorrendo al consumo zero del territorio, considerando la quantità di interventi che si possono realizzare in termini di ristrutturazioni e/o recupero dell'esistente. Possono risultare più onerosi, è vero, ma proprio qui arriva in soccorso la premialita' di cui sopra, che non è una bestemmia se ben tarata e se si esce dall'ipocrisia della propaganda politica.

Il nuovo piano casa, quindi, è certamente una questione di contenuti, ma anche di come i contenuti vengono gestiti e comunicati. Per tornare ai parchi: che cosa impedisce di rovesciare l'equazione e di prevedere che siano gli enti che li amministrano a proporre eventuali interventi, riservando alla Regione un eventuale diritto di veto? Il risultato potrebbe non cambiare, ma la dinamica politica sarebbe ben diversa.

Il punto è che la Regione Liguria a trazione centrodestra un problema di gestione di certe decisioni sembra proprio averlo. La plastica dimostrazione arriva da un'altra vicenda, solo apparentemente lontana: la scelta del presidente dell'Agenzia del trasporto. La prima indicazione era caduta su Enzo Amabile, che da presidente dell'imperiese Riviera Trasporti fu un fiero oppositore del bacino unico regionale, sul quale invece puntava la precedente amministrazione regionale. Ora, o la giunta Toti voleva cancellare l'Agenzia, e allora tanto valeva dirlo e farlo direttamente, oppure vuol proseguire su quella strada e allora non si capisce perché abbia puntato su una candidatura che l'ha esposta alla sconfessione poi operata dal consiglio d'amministrazione, che ha optato per un altro presidente.

Ricordando che Amabile è uno scajolano di ferro, c'è anche chi immagina che la designazione rispondesse a logiche di diversa natura, tutte interne alla maggioranza. Ma quale gioco politico può valere il rischio di rimetterci la faccia? Nessuno, è la risposta ovvia. Ma vale solo a condizione di dimenticare che da tempo, in questo Paese, la politica si preoccupa poco o affatto della propria faccia.