cultura

Dalla Galleria Mazzini fino alla Sinagoga
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Genova non ha mai dimenticato il suo Olocausto. Ma i genovesi cosa sanno di quello che accadde il 3 e il 4 novembre del 1943? Cosa sanno i giovani di una retata nazi-fascista che si tradusse in ‘deportazione nei campi di concentramento’. Cosa sanno i giovani di sangue, dolore, ferite e umiliazioni subite da centinaia di genovesi (e non solo) che hanno subito sulla pelle la persecuzione razziale.

Il 3 novembre 1943 i nazisti profanarono la Sinagoga attirando con uno stratagemma decine di ebrei genovesi. Alcuni si salvarono grazie a una donna che affacciata dalla finestra di casa li avvisò prima che si avvicinassero alla trappola. Per altri non ci fu scampo. In tutto, ricorda la Comunità ebraica, a Genova furono 261 le persone deportate. Dai campi di sterminio nazisti tornarono solo in venti.

"Non c'è futuro senza memoria" è il titolo scelto per la marcia silenziosa che alle 17:30 partirà dalla Galleria Mazzini per raggiungere la Sinagoga in una traversa di via Assarotti. Gli interventi saranno curati dal rabbino capo di Genova Giuseppe Momigliano, Amnon Cohen (presidente della Comunità ebraica di Genova), il sindaco Marco Doria, il responsabile della Comunità di Sant'Egidio di Genova Andrea Chiappori.

Genova non dimentica le sue ferite, le sue cicatrici di guerra. Per alcuni rappresentanti della politica sarà un atto ‘pubblico’, per molti  un’adesione dell’anima. Per Italo Calvino “la storia è fatta di piccoli gesti anonimi”, a cominciare dalla presenza a una fiaccolata.