cronaca

Incitavano alla jihad in un gruppo Facebook
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Si trovava in provincia di Savona uno dei terroristi arrestati oggi nel corso di un blitz della Polizia. Quattro kosovari sono accusati di apologia di terrorismo e istigazione all'odio razziale. Sarebbero alla base di una presunta cellula terroristica attiva sui social network per propagandare la jihad. La mente del gruppo è stata arrestata in Kosovo dalle autorità locali, gli altri tre vivevano stabilmente in Italia. Ma anche il “capo”, secondo le prime informazioni, ha vissuto per molto tempo nel nostro Paese.

L'indagine che ha portato agli arresti è stata condotta dagli uomini della Direzione centrale della Polizia di prevenzione, l'Antiterrorismo italiano, e da quelli della Digos di Brescia. Per la prima volta, nei confronti di una di loro, è scattata la misura della sorveglianza speciale. La richiesta è stata avanzata direttamente dal Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Franco Roberti.

Imishiti Samet, uno dei componenti, aveva come base un appartamento a Chiari nel Bresciano dove in mattinata è stato trovato ed espulso dal territorio suo fratello, Imishiti Ismail. Rintracciato poi in provincia di Savona un cittadino di origine kosovara anche lui espulso dal territorio nazionale, mentre per un macedone residente a Vicenza il Procuratore nazionale antimafia ha disposto la misura della sorveglianza speciale per motivi di terrorismo con il ritiro del passaporto.

ATTIVI SU FACEBOOK - Il gruppo che usavano per la propaganda è “Me ose, pa tu, Hilafeti eshte rikthy”. Lo usavano per convincere internauti balcanici diretti in Italia a sposare la causa della jihad. Sul profilo si trovano frasi di minaccia nei confronti del Papa e dell'Occidente: “Ricordatevi che non ci sarà più un Papa dopo questo, questo è l'ultimo”. E ancora: “L'ebrea americana dice che il nuovo Governo combatterà la corruzione... io dico a questa signora che finché loro saranno in Kosovo non esisterà la giustizia... questa miscredente merita la punizione con la sharia”, ”Dio distrugga la Francia, oh Signore, che fino a ieri i suoi aerei in Siria non hanno lanciato caramelle...”. E poi foto in cui impugnavano le armi come miliziani dell'Isis.

LE REAZIONI - “È la conferma che il nostro sistema di prevenzione e di sicurezza sta funzionando": lo afferma il ministro dell'Interno Angelino Alfano, commentando l'operazione antiterrorismo della Polizia scattata questa mattina. "Un'altra importante operazione dell'Antiterrorismo della Polizia di Stato - aggiunge - ha sradicato una cellula jihadista che operava tra l'Italia e i Balcani e che usava principalmente la rete per diffondere messaggi di violenza attraverso l'apologia al terrorismo e l'istigazione all'odio razziale”. Il ministro ha poi rimarcato la necessità di intensificare i controlli nei luoghi di culto.

“Siamo intervenuti in una fase di propaganda e apologia prima che potessero esserci problemi sul territorio”, ha commentato il dirigente della Digos di Brescia Giovanni De Stavola. “Le armi trovate in Kosovo dimostrano che potevano entrare in azione”, ha aggiunto il funzionario. “È stata un'operazione molto importante dopo i fatti di Parigi, e dimostra che siamo vigili, e non solo da dopo gli attentati, ma lo siamo da tempo”, ha sottolineato Giuseppina Malvi, vice Questore aggiunto della Direzione centrale Polizia di Prevenzione.