Il Genoa ha compiuto la sua impresa, aggiornare la geografia della vergogna che era rimasta legata al nome Montevarchi o Castel di Sangro. Ora tutto questo si chiama Alessandria.
Burdisso e compagni hanno toccato il fondo della storia rossoblù, perché il Grifone, formazione di A, ha perso in casa contro una squadra di terza serie. In confronto le disavventure del passato citate sono niente. Ciò che è accaduto al Ferraris è imperdonabile, quanto la recente mancata iscrizione all’Europa per questioni economiche che in questo crollo potrebbe avere una parte notevole.
Invece Gasperini che è uomo di calcio, sa benissimo che a suon di sconfitte il primo che salta è il tecnico. Così va il mondo ed ecco la grandinata di nomi pronti a sostituirlo, Corini, Mangia, Inzaghi e Lippi. Sia chiaro il Gasp ha le sue responsabilità (contro una squadra di lega pro devi solo vincere e basta), ma non si merita una bastonata simile perché sta cercando di fare il possibile per coprire vuoti enormi nella struttura. Forse ha addirittura sbagliato a farlo, probabilmente si è attirato delle antipatie.
Sta di fatto che ieri in tribuna non c’era un uomo di calcio a rappresentare la società. Nessuno che alla fine avesse l’autorizzazione per metterci la faccia e venire a chiedere scusa ai tifosi non come atto dovuto, ma sentito. Dunque silenzio stampa e Gasperini che esce dallo stadio bianco in volto ad obbedire ad uno striscione con su scritto: “taci e allena”. Già, fino ad ora 'sto allenatore ha solo straparlato e la promozione, le salvezze in anticipo, l’Europa League conquistata due volte, le plusvalenze fatte fare alla società (milioni e milioni), il gioco espresso negli anni, sono solo piccoli colpi di sedere. Su, siamo seri.
Però il popolo spesso ha ragione e ci si chiede allora se per amor di patria conviene davvero a tutti sbatterlo fuori. Magari si svolta. E poi? Il presidente Enrico Preziosi ha fin qui garantito la serie A per anni, gli va riconosciuto nessuno aveva fatto tanto, ma ora le questioni economiche, i problemi di bilancio, la richiesta d’aiuto a possibili nuovi soci o addirittura a nuovi proprietà, vedi Calabrò, sono macigni che sembrerebbero venire giù da un giorno all’altro.
E allora servirebbe chiarezza, dire le cose come stanno, assumersi davanti ai tifosi le proprie responsabilità per chiudere la stagione limitando i danni senza invece alimentare stress e polemiche e creare un clima da Guelfi e Ghibellini che porta dritto allo sfascio in campo e fuori.
Servono strategie diverse per questo Genoa fragile fragile. Se Preziosi non ce la fa si faccia davvero da parte, dipende da lui, agevolando la cessione. Nessuno qui è ingrato, sono stati anni diversi tra gioie straordinarie e dolori ma l’aria che si respira da fuori è di precarietà, di tirare a campare. Mica solo il Genoa, per carità, il calcio è pieno di situazioni così, ma la botta dell’Alessandria non passa liscia.
C’è comunque tempo per rialzarsi a patto di essere uomini. I giocatori dal canto loro si rivedano la partita, prendano lezioni dai meravigliosi ragazzi grigi che col prezzo di un Q7 parcheggiato al Signorini, loro ci vivono un anno. Si chiama fame, si chiama orgoglio, che il Genoa da un po’ ha perso in tutte le sue facce.
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Il Genoa ha toccato il fondo, aspettando le scuse da Preziosi in giù tutti colpevoli
Serve assumersi le proprie responsabilità davanti ai tifosi
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