
Si potrebbe discutere molto sulla battaglia avviata dal premier contro i sindacati, per giunta contestualmente ad una attenzione a volte persino esagerata nei confronti di Confindustria, ma nello specifico della legge di stabilità ciò che interessa sottolineare è un altro aspetto: il totale disinteresse del governo nei riguardi del cittadino.
Ridurre in quantità comunque corposa i finanziamenti a Caf e patronati, infatti, è un dispetto ai sindacati, ma soprattutto è un danno agli italiani. Quelle organizzazioni garantiscono una serie di servizi - dichiarazione dei redditi, pratiche di reversibilità pensionistica, successioni ereditarie solo per fare gli esempi più lampanti - a costi assolutamente accessibili, molto e anche moltissimo inferiori a quanto normalmente occorre per rivolgersi a un commercialista oppure a un notaio. Spesso, nell'ordine del 50 per cento e addirittura oltre.
Il meccanismo è semplice: Caf e patronati applicano tariffe agevolate e poi recuperano la rimanenza, per la copertura dei costi vivi, dai fondi appositamente finanziati dal governo. Continuare a ridurre questi fondi significa limitare le prestazioni possibili e quando si arriverà al loro azzeramento - perché questo sembra l'obiettivo finale di Renzi - i cittadini si ritroveranno ostaggio delle parcelle di commercialisti e notai. I quali, sia chiaro, non rubano nulla, semplicemente si muovono nel solco crudamente privatistico, che non prevede alcun "aiuto", in particolare alle fasce deboli.
Che cosa ciò significhi è presto detto: una tassazione occulta che va a intaccare i già asfittici redditi medi, colpiti da ogni sorta di gabella. In Liguria, dove oltretutto la fascia di reddito esente è stata ulteriormente abbassata - su delibera della Regione, ma per volere del governo che aveva impugnato il provvedimento più favorevole ai cittadini - il malessere che ne consegue è ancor maggiormente avvertibile, considerando l'elevato numero di anziani, in prospettiva costretti a faticosi e onerosi cimenti antichi quando si tratterà di produrre la denuncia dei redditi o di preoccuparsi della reversibilità.
A tal proposito, i tagli ai patronati hanno un doppio effetto negativo: crea complicazioni al cittadino e li crea anche all'Inps, il cui miglioramento nella velocità delle pratiche è dichiaratamente merito del lavoro svolto, al suo posto, dai patronati. Quando questi spariranno, ma già basta costringerli a operare a scartamento ridotto, che cosa accadrà all'istituto e alla qualità delle sue prestazioni? Domanda oziosa, che porta in se' la risposta.
È accettabile, allora, ridimensionare il ruolo dei sindacati passando anche per questa strada? Obiettivamente no. Che poi le organizzazioni dei lavoratori debbano avere la forza e la capacità di autoriformarsi, rendendosi più aderenti alle nuove esigenze della società, non c'è alcun dubbio, ma questo è un processo in parte avviato (negarlo sarebbe disonesto intellettualmente) e in parte che il governo dovrebbe favorire e/o pretendere seguendo percorsi che non siano dannosi per il cittadino. Finora, invece, nulla di tutto questo. Perché alla fine la politica conosce un solo modo di agire: prendere ogni scorciatoia possibile e pazienza se a pagare è sempre Pantalone. Buone Feste a tutti e auguri per un 2016 meno avaro degli anni che ci lasciamo alle spalle. Ce n'è davvero bisogno.
IL COMMENTO
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