Immaginate il dolore di una famiglia che perde il figlio per una grave forma di meningite a soli cinque anni. Il dolore di due genitori che hanno perso così il proprio bimbo al Vito Fazzi di Lecce si è trasformato in un grande gesto di amore e speranza.
La famiglia acconsente all'espianto degli organi. Uno dei suoi reni viaggia fino a Genova per essere trapiantato su una bambina di sette anni, in dialisi permanente da due. Nasce così la storia di due famiglie unite da un semplice atto di altruismo che va oltre la disperazione e la morte.
L'intervento si è concluso nella notte. "È andato tutto bene, tra qualche giorno la dimetteremo", ci rassicura Iris Fontana, responsabile della struttura di chirurgia e trapianti del rene al San Martino di Genova. La bimba, nata in Sardegna nel 2008, era tormentata dall'incubo della dialisi. Le sue condizioni erano peggiorate ed era stata ricoverata al Gaslini. Ora, grazie al dono della famiglia leccese, la sua vita sarà finalmente normale.
La scelta della coppia, ancora distrutta dalla morte del piccolo, è un vero atto di coraggio. Che, però, rischia di diventare sempre più raro: "Negli ultimi anni le donazioni sono calate - denuncia Iris Fontana - abbiamo bisogno di reni, fegati e cuori, non ce ne sono mai abbastanza". Una tendenza negativa difficile da spiegare. Forse l'egoismo, il sospetto, il pregiudizio ideologico.
Il bambino deceduto era ricoverato dal 27 dicembre. Oltre al rene prelevato dal San Martino, sono stati espiantati un altro rene, destinato al Bambin Gesù di Roma, il cuore al Niguarda e il fegato agli Ospedali riuniti di Bergamo.
Per l'ospedale San Martino del capoluogo ligure non si tratta di una novità. Ci spiega ancora la dottoressa Fontana: "Nel 2014-15 il nostro centro era il quarto in Italia per numero di trapianti e secondo per trapianti in proporzione alla popolazione. Abbiamo sempre bisogno di organi, è necessario donare. Molte volte il trapianto è l'unico modo per salvare delle vite".
Anche Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, ha commentato la vicenda: "In questo momento di forte individualismo che sta caratterizzando la nostra società il messaggio controcorrente che arriva da Lecce rappresenta un esempio di come la cultura del dono di una famiglia che perde un bimbo di soli cinque anni possa generare felicità per altre quattro famiglie in difficoltà, donando loro una opportunità di vita per i propri figli".
"Provo un impatto emotivo molto forte e una grande fatica fisica anche solo ad immaginare - continua Emiliano - cosa significhi, per un genitore, scegliere di donare gli organi del proprio figlio. Compiere questa scelta significa contribuire a costruire un mondo migliore, dove la cultura della donazione degli organi possa crescere sempre di più e diventare patrimonio di generosità e di futuro per tutti".
salute e medicina
Morto per meningite a cinque anni, un suo rene salva una bimba a Genova
La dottoressa Fontana: "È andato tutto bene, ma servono più donazioni"
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