"Sediamoci intorno a un tavolo e cominciamo a ragionare su un nuovo rapporto fra lavoratori portuali e terminalisti. Per il lavoro sulle banchine serve un modello, Genova". È la sfida lanciata da Tirreno Bianchi e Antonio Benvenuti, consoli rispettivamente delle compagnie Pietro Chiesa e Culmv, alle aziende terminalisti che che operano sullo scalo genovese. Pronti a coordinarsi con i colleghi di Savona nell'ottica dell'imminente fusione fra i due porti.
"Ci sono esigenze nuove - dicono Bianchi e Benvenuti - che noi abbiamo già affrontato assicurando la,necessaria flessibilità, ma poi insorgono problemi di bilancio perché gestire la situazione non è semplice. Qui non si tratta di fare rivendicazioni, ma di mettere in campo un 'modello Genova' sulla falsariga di quanto avvenuto, per esempio, a Trieste. Il nostro scalo ha una specificità e il governo deve capire che va affrontata consentendo di affrancarci da alcune regole nazionali che finiscono per rappresentare una gabbia. I terminalisti è vero che potrebbero essere tentati dal mantenere lo statu quo o dal liberi tutti, cioè una gestione del lavoro di puro mercato, ma alla lunga ci sarebbero ricadute negative, anche di professionalità, che finirebbero per danneggiare anche loro. Per questa ragione riteniamo che la cosa migliore sia aprire finalmente un confronto serio e abbiamo fiducia che i terminalisti non si sottrarranno".
Quello del lavoro è uno dei temi centrali dell'intervista rilasciata da Bianchi e Benvenuti a Primocanale, durante la quale i due consoli hanno anche espresso il loro giudizio sulla recente riforma del sistema portuale italiano. Bianchi si dichiara esplicitamente "insoddisfatto, perché restano molte zone d'ombra e perché non si sono compiuti dei sostanziali passi avanti rispetto al passato. Già trent'anni fa l'allora ministro dei Trasporti Claudio Signorile aveva fatto una fotografia della situazione e parlava di un piano per i porti e la logistica che avrebbe dovuto rendere più efficiente e competitivo il settore. A distanza di tanto tempo la situazione non si è modificata. Poi, certo, considerando la vetustà della vecchia legge, che risale al 1984, anche una modifica insufficiente può andare bene, per cominciare".
Non più entusiasta si dichiara Benvenuti: "Il dato positivo è che qualcosa si è mosso, ma bisognerà vedere quanto il provvedimento sarà davvero capace di incidere sul nostro sistema portuale. Sulla carta ci possono anche essere alcuni elementi interessanti, ma nel complesso ci sono temi che sostanzialmente vengono rinviati. Se questo consentirà ulteriori interventi costruttivi sarà una buona cosa, altrimenti dovremo concludere che il Paese ha perduto l'ennesima occasione".
Sia Bianchi sia Benvenuti, poi, convengono che "il sistema portuale italiano deve certamente confrontarsi con quello del Nord Europa, ma sempre avendo ben presente che l'Italia ha di fronte un intero continente, l'Africa, con il quale bisognerà fare i conti molto più rapidamente di quanto si pensi. Dunque attenzione a non peccare di strabismo, perché l'errore potrebbe rivelarsi fatale".
porti e logistica
I camalli sfidano i terminalisti: "Un modello Genova per il lavoro"
Porto, intervista di Primocanale ai Consoli Bianchi e Benvenuti
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