Il Movimento Cinque Stelle va all'attacco a Savona sul presunto 'papocchio' tra centrodestra e centrosinistra per impedire che la città finisca nelle mani dei grillini.
Il tutto sarebbe certificato da una cena avvenuta sabato in città tra uno dei candidati a sindaco per il Pd, Cristina Battaglia, e Matteo Debenedetti, imprenditore savonese vicino al centrodestra, socio del Savona Calcio e più volte in passato tirato in ballo come possibile candidato sindaco per Forza Italia.
I due vantano una storica amicizia, ma per i Cinque Stelle questo incontro certificherebbe "l’ennesimo teatrino creato ad arte da Forza Italia e Pd con un unico, preciso, obiettivo: impedire al MoVimento 5 Stelle di vincere le elezioni comunali savonesi" come si legge in una nota diffusa dal movimento.
Le considerazioni dei 'grillini' partono dal 'caso' dello spostamento di Cristina Battaglia da dirigente regionale dell'assessorato allo sviluppo economico a dirigente sempre della Regione Liguria agli affari europei.
"Forse sarebbe il caso chiarire che Cristina Battaglia - si legge - non è un funzionario regionale con idee di sinistra, rectius Pd, vessata dal 'cattivo' Presidente forzista Toti a causa del suo impegno politico: questo è il messaggio che il Partito Unico vuol far passare ai cittadini, specie quelli savonesi, per restituire 'verginità politica' e smalto alla candidatura del Pd, reduce dalla disastrosa gestione Berruti".
Poi la nota dei pentastellati ripercorre il percorso professionale della Battaglia in Regione.
"Nel 2011 l’allora governatore Claudio Burlando assume come dirigente con contratto a tempo nel Settore Ricerca la dottoressa Cristina Battaglia, che all’epoca lavora al CNR come ricercatrice - si legge - Nel 2015 il contratto scade e la Giunta Burlando indice una nuova selezione per il posto ricoperto da Battaglia. E chi è l’unico candidato per quel posto? Ovviamente la stessa Battaglia, che tuttavia non riesce ad essere nominata in tempo prima della fine del mandato. Nel frattempo il centrodestra vince le elezioni regionali. E, prima ancora che la nuova Giunta si insedi ufficialmente, Toti ha già approvato gli esiti della selezione poiché il contratto della dirigente, ben nota attivista Pd, scade il 30 giugno 2015, ma, soprattutto – secondo i rumors regionali – perché glielo avrebbe chiesto lo stesso Burlando come favore personale".
Il Movimento Cinque Stelle si sofferma sulle posizioni dei dirigenti in Regione.
"All’epoca Toti ben conosceva l’impegno politico della dottoressa Battaglia e l’ha comunque confermata, come ha confermato altri uomini e donne di assoluta fiducia di Burlando e della sua Giunta, mantenendoli in posti chiave: Morich al Bilancio (nonostante il suo coinvolgimento nel buco di 103 milioni di euro di ARTE Genova), il segretario generale Laiolo, persona di fiducia di Burlando e legata a Paita (rimpiazzata solo a metà ottobre con Paolo Emilio Signorini) e Tomiolo all’Urbanistica.
La conferma di Battaglia si inserisce in un tacito accordo del Partito Unico proseguito oggi con il trasferimento al Settore Affari Europei. E subito i trombettieri del Partito Democratico hanno cominciato a gridare alla discriminazione, al carattere punitivo della decisione. Ma qui non c’è alcuna punizione. Anzi"
Secondo i Cinque Stelle il presunto “affaire” Battaglia "è stato, dunque, montato ad arte per dare visibilità e credibilità alla neo candidata sindaco di Savona: che figura avrebbe fatto a presentarsi come candidata del Pd, lavorando come dirigente a contratto in Regione in quanto nominata dal forzista Toti come suo primo atto?"
"Insomma - conclude la nota - Cristina Battaglia non è una vittima di Toti, ma ne è stata beneficiata. E Toti non è il suo carnefice ma il consapevole benefattore: tanto sul piano lavorativo quanto politico. Piuttosto, tutto ciò ha il sapore di una riedizione delle tristemente famose primarie Pd vinte da Paita, con la complicità di ampi settori del centrodestra".
politica
Comunali a Savona, M5S all'attacco: "Scontro Battaglia-Toti montato ad arte"
Secondo i grillini su Savona si sarebbe consumato il papocchio. E spunta una cena
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