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Il senatore ligure è intervenuto nel corso del convegno MICROFONI @PERTI
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Si avvicina la scadenza della concessione del servizio pubblico Stato-Rai. La data fissata è infatti il 6 maggio 2016 . Ma cosa accadrà dal 7 maggio in avanti? È questa la domanda che il senatore ligure Maurizio Rossi ha posto nel corso del convegno “MICROFONI @PERTI – Servizio Pubblico e Pluralismo dopo le nuove norme sulla RAI”, che si è svolto a Palazzo Giustiniani al Senato. Un intervento, quello del senatore Rossi, da quale è emerso con chiarezza come i tempi per qualsiasi azione siano ormai stretti. Per questo motivo, il parlamentare ligure ha proposto di prorogare di un anno la concessione alla Rai, al fine di avere il tempo per una seria consultazione e valutare come assegnare la concessione, nel rispetto della concorrenza, dell'interesse primario dei cittadini e del rispetto delle normative comunitarie.

"La riforma Rai approvata a dicembre, determina all’artico 5 che si deve fare una indagine pubblica per definire cosa sia il servizio pubblico, questa analisi dovrebbe dare le indicazioni proprio per arrivare alla nuova concessione. Ma i tempi non mi quadrano", ha affermato Rossi. "Quando si fa l’indagine? Quanto ci vuole per l’elaborazione dei dati? La BBC la fa con due anni di anticipo, qui dovremmo farla con due mesi di anticipo? E i quesiti chi li stabilisce, dei tecnici del MISE?", ha chiesto il senatore ligure.

Altro tema sul tavolo è quello della presenza della pubblicità all'interno dei canali pubblici. "Da più parti si ravvisa un rischio di concorrenza sleale se inserita la pubblicità in programmi pagati con i soldi del canone, questo per il vantaggio competitivo dovuto all’aiuto di Stato", ha sottolineato Rossi. "L’attuale normativa prevede una separazione contabile del Servizio Pubblico rispetto alla programmazione commerciale. Sfido però chiunque a capire quali siano i programmi di Servizio Pubblico e quali quelli della programmazione commerciale. Sorge quindi l’esigenza di distinguere con nettezza la programmazione di servizio da quella commerciale e, soprattutto, di sottrarre la TV commerciale al finanziamento pubblico altrimenti, sarebbe evidente la violazione della disciplina comunitaria sugli aiuti di stato".

Il senatore di Liguria Civica è tornato poi sul nuovo contratto di concessione. "Ci rendiamo conto - ha detto Rossi - che, se durasse altri 20 anni, si firma un contratto da circa 35 miliardi di euro? Che procedura pensa di seguire il Governo? La procedura comparativa, così come ci chiedono i principi comunitari, oppure l’affidamento diretto?", ha chiesto il parlamentare ligure, che ha aggiunto: "Siamo certi che la nuova concessione non verrà impugnata? Siamo certi di non incorrere in infrazione europea? Siamo certi che non sia più opportuno un procedimento ad evidenza pubblica che definisca chiaramente cosa viene messo a gara e chi sia in grado di fornire il miglior Servizio al costo inferiore nel puro interesse dei cittadini?".

Insomma, il tempo stringe e le domande rimaste inevase sono ancora molte.
Da qui nasce la proposta del senatore Rossi di prorogare di un anno la concessione Rai "per arrivare ad affidare la nuova concessione in modo corretto, meditato, rispettoso dei principio della concorrenza e delle normative comunitarie".

Una posizione, quella del senatore Rossi, condivisa anche da Giovanni Minoli, per anni uomo chiave all'interno della Rai e oggi a Radio 24. Intervenuto nel corso DiMartedì su La7, Minoli ha affermato che alla scadenza della concessione "la Rai dovrà guadagnarsi il canone, dovrà tornare ad essere "Mamma Rai", dovrà rifare il patto di solidarietà con gli italiani. Dovrà essere capace di dire perché è diversa dalle televisioni commerciali. La Rai dovrà spiegare perché è servizio pubblico. Se non saprà racconatre perché, gli altri editori possono dire: "io dei programmi di servizio pubblico, pagameli". In Inghilterra lo discutono da due anni. È un passaggio molto delicato che esploderà all'improvviso perché non se ne parla".  (clicca qui per vedere l'intervista integrale)