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Resta da capire che cosa i tifosi prima o poi possano fare
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Non ci sarà contestazione, né c'era da aspettarsela. In questa fase, irrompere ostilmente in cabina di pilotaggio comprometterebbe il volo, fornendo inoltre alibi al comandante. Se la tifoseria doriana, al centro “Buranello”, ha escluso iniziative immediate contro la società, non pochi segnali lasciano comunque intendere la rottura irreversibile dell'armonia. "Verrà il momento in cui faremo i conti, ma quel momento non è adesso": più chiaro di così.

Resta da capire che cosa i tifosi prima o poi possano fare, rispetto a una proprietà di fatto sfiduciata. L'attacco alla cieca rischia di produrre effetti simili a quelli di inizio millennio, quando i nomi di Benetton e Delvecchio (Luxottica), agitati peraltro a casaccio, avevano indotto la piazza a una contestazione “al buio” contro Mantovani. Al dunque, di “cavalieri bianchi” non si ebbe traccia, con la forzosa riconversione dei Garrone da garanti a subentranti.

Utile appare guardare a quel che avviene sul fronte Genoa. Qui, c'è un Preziosi non più amatissimo, ma soprattutto c'è Calabrò, un aspirante successore respinto. La situazione, insomma, è chiara, tanto che i tifosi rossoblù si esprimono, dando ai contendenti il polso del gradimento. Nel mondo doriano, l'opacità è assoluta: nessuno vuole vendere, nessuno comprare. Men che meno gli unici personaggi accostati alla società. Dal possibilismo dei mesi scorsi, Gabriele Volpi è ormai passato a un'indisponibilità integrale, la stessa sempre espressa da Antonio Gozzi.

Perciò è normale che i sostenitori blucerchiati, per quanto delusi sotto ogni profilo, riluttino allo strappo. Se c'è quindi qualcuno che davvero si sente in grado di fare il presidente della Sampdoria, è questo il momento di farsi avanti. Alla luce del sole. Con argomenti concreti. Una figura alternativa credibile e solida renderebbe meno agevole la strategia autoconservativa dell'attuale proprietà, che va rispettando le aspettative quasi soltanto in negativo.

Vero che il torneo deve ancora finire, come non si sa. Nel 2002 però la società era passata di mano a febbraio, con la squadra sull'orlo della C1: l'avvento dei Garrone, con il loro peso e prestigio, non era stato ininfluente per raddrizzare una stagione che si era messa malissimo. La storia può non ripetersi, comunque insegna. 


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