L'uscita rovinosa dall'Europa aveva infatti avuto come conseguenza obliqua il fatale ritorno al Doria del numero 99, mossa prima annunciata e poi smentita e infine attuata dai vertici societari, non senza gli usuali moti ondivaghi. Sull'attaccante barese, 34 anni il prossimo 12 luglio, a suo tempo Mihajlovic aveva posto tre veti consecutivi, nelle corrispondenti sessioni di mercato da lui cogestite. Anche Zenga era tutt'altro che entusiasta, ma il suo potere interdittivo si è rivelato minore, anzi nullo.
L'esonero del tecnico milanese, che nel suo mandato aveva concesso non troppo spazio a un Cassano peraltro in ritardo di condizione, era stato salutato dal diretto interessato con toni di giubilo, quasi nel presagio di una sollecita re-intronizzazione nel ruolo di leader. Nei fatti, anche Montella non sembra vedere nell'ex compagno di squadra – prima alla Roma e poi al Doria – qualcosa di diverso dall'Altafini juventino anni Settanta, ovvero un attempato incursore capace di soqquadrare le partite nella fase del tramonto. Poche sono le occasioni da titolare, sfruttata davvero al meglio è stata solo quella del derby, fino a ieri l'ultima vittoria a Marassi del Doria. Altrimenti, Fantantonio ha alternato deliziosi bagliori dell'incomparabile classe a opacità figlie del tempo e dell'atonia, risultando però poco costruttivo nella prospettiva del gioco di squadra.
Così, anche con il Frosinone uno dei talenti puri del nostro calcio è rimasto a guardare. E dire che proprio all'andata, al Matusa, Zenga gli aveva concesso un gettone dal fischio d'inizio, in una gara divenuta l'autoritratto del campione inespresso: venti minuti di assoluto dominio, quindi un calo inesorabile. Stavolta Montella lo ha tenuto seduto per tutta la gara. Difficile dire se avrebbe fatto meglio di Alvarez, Correa o Soriano. Avrà altre occasioni, da qui a fine stagione, ma il tempo passa e il suo ha ancora la prossima stagione, per dare un senso al più controverso dei ritorni.
Così, anche con il Frosinone uno dei talenti puri del nostro calcio è rimasto a guardare. E dire che proprio all'andata, al Matusa, Zenga gli aveva concesso un gettone dal fischio d'inizio, in una gara divenuta l'autoritratto del campione inespresso: venti minuti di assoluto dominio, quindi un calo inesorabile. Stavolta Montella lo ha tenuto seduto per tutta la gara. Difficile dire se avrebbe fatto meglio di Alvarez, Correa o Soriano. Avrà altre occasioni, da qui a fine stagione, ma il tempo passa e il suo ha ancora la prossima stagione, per dare un senso al più controverso dei ritorni.
IL COMMENTO
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