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Accusato di associazione mafiosa, l'unico a rispondere al gip
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Ha detto di non avere mai partecipato ad alcun summit, se mai ci sono stati, all'hotel Ambra di Lavagna. E di non conoscere nessuno dei presunti boss della locale di Genova. Ha negato ogni addebito Antonio Rodà, uno dei cinque finiti in carcere nell'ambito dell'inchiesta sulle infiltrazioni di 'ndrangheta nel comune di Lavagna che ha portato ai domiciliari anche il sindaco Giuseppe Sanguineti, l'ex deputata Gabriella Mondello e il consigliere comunale Talarico.

Rodà, difeso dall'avvocato Claudio Zadra, è stato l'unico a parlare davanti al gip Claudia Pastorino nel corso dell'interrogatorio di garanzia. A lui viene contestata solo l'associazione mafiosa. Paolo, Francesco e Antonio Nucera e Francesco Antonio Rodà si sono invece avvalsi della facoltà di non rispondere. 

Il giudice ha chiesto spiegazioni sul perché uno dei fratelli Nucera, intercettato, dice che va in giro armato. "Non è vero - ha ribattuto Rodà - a me non piacciono le armi. Lo ha detto per scherzo, del resto dice di tutto e di più. Lo avrà detto perché indosso un borsello di pelle e mi voleva prendere in giro". Antonio Nucera ha soltanto fatto presente di essere gravemente malato e quindi incompatibile con il regime carcerario. Il gip ha disposto una perizia medico legale per appurarne le condizioni.

Intanto Il consiglio comunale di Lavagna ha rescisso il contratto con la EcoCentro, la stazione di trasbordo e prima raccolta dei rifiuti, dopo gli arresti della Dda di Genova nell'ambito dell'inchiesta sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in Comune. La procura aveva nominato un curatore per garantire la gestione nella massima legalità e correttezza in modo tale da continuare il servizio di raccolta della spazzatura. Ma con la revoca del contratto la gestione del curatore non serve più.