Con il referendum costituzionale di novembre 2016 si va a votare a favore o contro la riforma Boschi-Renzi. Perché votare Sì e perché votare No? Con l'intervento del senatore Maurizio Rossi* (Liguria Civica) diamo il via a un dibattito aperto sul tema della modifica costituzionale.
Gentile Direttore,
mentre i partiti dibattono tra loro e al loro interno su quale posizione prendere in vista del referendum costituzionale, desidero esprimere la mia posizione precisando che non ritengo corretto che la decisione che verrà presa da ogni cittadino debba tenere in considerazione le conseguenze politiche che potrebbero esserci in caso di vittoria del sì o del no.
Stiamo parlando di una riforma costituzionale e solo a quell'aspetto si deve guardare liberi di esprimere il proprio voto senza alcun condizionamento.
Lascia perplessi come autorevoli giuristi siano per il sì al referendum costituzionale e altri, egualmente autorevoli, siano schierati per il no. Secondo i primi saremmo di fronte a un provvedimento che costituisce un forte cambiamento, mentre gli altri lo giudicano un vero attacco alla democrazia, specie riferendosi al combinato tra riforma e legge elettorale.
In questo contesto molto fluido dal punto di vista delle opinioni, personalmente ho maturato il convincimento che bisogna votare no. Essenzialmente per tre ragioni.
Primo: la riforma e la legge elettorale messe insieme penalizzano fortemente la Liguria, poiché non si considera in alcun modo il rapporto, che invece dovrebbe esserci, tra numero di abitanti e rappresentanti di un determinato territorio al Senato. I numeri parlano chiaro. La Valle d'Aosta ed egualmente le provincie di Trento e Bolzano oggi hanno ciascuna 1 senatore su 300, mentre con la riforma ne avrebbero 2 a testa. Ma su 100! Significa che la Valle d'Aosta con 150 mila abitanti avrebbe 2 senatori come la Liguria, che però di abitanti ne ha 1 milione e 500 mila. Se sommiamo le tre realtà autonome arriviamo a 1 milione e 200 mila abitanti, con 6 senatori su 100, mentre la Liguria sarebbe a 2 senatori per 1 milione e 500 mila persone. La sproporzione è incredibile!
Secondo: sono totalmente contrario a trasformare in senatori i consiglieri regionali, con un meccanismo di nomina che non prevede il voto dei cittadini. In più a questi senatori nominati, sottratti al suffragio universale, verrebbe riconosciuta l'immunità parlamentare, andando così a proteggere in modo assurdo proprio quella categoria di politici che negli ultimi anni ha avuto il maggior numero di indagati e che si è particolarmente distinta nello sperpero del denaro pubblico, quando non nella malversazione vera e propria. Si voleva cancellare il bicameralismo paritario? Anziché inventarsi un simile pastrocchio, bastava abolire tout court il Senato. E se lo dice un senatore...
Terzo: per come è concepita, resto convinto che questa riforma consegnerebbe nelle mani di una sola persona la possibilità di decidere quali leggi si devono fare e chi piazzare nelle maggiori cariche dello Stato e del sistema giudiziario. Non finiremo in mano a un dittatore, questo no, ma di sicuro la dinamica democratica risulterà fortemente compromessa. Uno comanda, i nominati in quanto tali ubbidiscono al capo, i cittadini subiscono. Non è questo lo spirito che ispirò i Padri Costituenti.
*senatore Gruppo Misto-Liguria Civica
cronaca
"Referendum costituzionale, ecco le ragioni del mio no"
Verso la consultazione popolare /1
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