Una fiaccolata e una marcia silenziosa che, da Galleria Mazzini, ha raggiunto la sinagoga di passo Bertora. "E' un momento in cui vogliamo ricordare quegli eventi del 3 novembre 1943 - sottolinea Sergio Casali, della Comunità di Sant'Egidio - quando gli ebrei genovesi sono stati deportati con un agguato nella sinagoga della nostra città, vogliamo ricordare quelle 240 persone di cui tornarono solamente in 13".
Una deportazione che fu resa possibile da un clima di profonda indifferenza, la stessa che si vede oggi, in alcune situazioni e che deve essere contrastata proprio attraverso la memoria. "La memoria non è solamente un monumento polveroso ma la costruzione di una città diversa - prosegue Casali - in questo senso la presenza di tanti giovani e tanti migranti, come quella di una famiglia siriana che è venuta a Genova grazie ai corridoi umanitari della comunità di Sant'Egidio in fuga dalla guerra vogliono affermare che sono tanti gli scenari oggi di fronte ai quali ancora noi ci chiediamo come contrastare l'indifferenza che rischia di renderci tutti più disumani".
Un'occasione per ripensare al proprio passato, ha ricordato il rabbino capo di Genova, Giuseppe Momigliano, e, da questo, costruire il futuro. "Attraverso la giornata del 3 novembre che ricorda l'inizio della deportazione degli ebrei genovesi - spiega Momigliano - si sviluppa una riflessione sul ricordo della tragedia della Shoah. Una riflessione che diventa strumento di richiamo alla coscienza della popolazione affinché il ricordo del passato aiuti a trovare delle risposte concrete positive e costruttive per il futuro".
IL COMMENTO
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