Anche il sindaco di Genova, attraverso il prefetto, deve chiedere con forza che vengano dirottati sul territorio cittadino una parte dei militari che saranno da oggi liberi dalle incombenze del Giubileo. Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, lo ha già in qualche modo, ipotizzato. Genova deve fare subito quello che ha fatto Milano perché anche Genova ha come primo problema della sua qualità della vita, la sicurezza dei cittadini. Se non puoi circolare serenamente sotto casa tua o davanti al tuo negozio di fiducia perdi ogni sensazione di qualità di vita.
La sicurezza parte nel nostro caso dal centro storico che è il simbolo concreto della città ancora viva, contemporanea, officina di idee e di fermenti. Con questo non si devono dimenticare altre aree a forte rischio: Sampierdarena, prima fra tutte.
Ma se si perde il centro storico si perde tutta la città che sul recupero dei vicoli ha fondato la sua rinascita dopo le speculazioni e l’oblio degli anni ’60 e ’70. Quando una lungimirante politica della giunta Cerofolini e dell’assessore Mario Bessone scelse di puntare tutto sul recupero di quella grande palude cittadina, subito dietro il porto ma che arriva fino a lambire la città ottocentesca, che le politiche speculative del dopoguerra avevano dimenticato.
Il centro storico è il futuro di Genova quando, tutti ce lo auguriamo, si arriverà a Milano in 50 minuti. Ma non immaginiamo solo una città ludica: centro storico di qualità vuol dire attrattiva per lavorare a Genova, per riportare giovani a Genova, per localizzare aziende innovative a Genova. Lo potrebbe bene raccontare Marco Bucci, intelligente supermanager di Liguria Digitale che nel porto antico di Genova scelse alcuni anni fa di portare il cervello della multinazionale del biomedicale Carestream! Coraggioso, ma aveva capito che l’area del vecchio porto poteva essere attrattiva per giovani americani e europei in trasferta.
Dunque ognuno deve fare la sua parte: militari nei vicoli come deterrente, sicurezza dei commercianti e degli abitanti. Non significa chiudere i locali a mezzanotte perché questo vuol dire arrendersi. Ma assicurare la possibilità di divertirsi, cenare, ascoltare musica, entrare in una galleria d’arte, senza offendere chi ha scelto la città antica per viverci e ha tutti i diritti di dormire. Ma non di impedire che quella fetta di Genova si spenga come un cimitero. Non consegnare i caruggi e le loro meraviglie artistiche alle bande di pusher, ai loro regolamenti di conti, alle bottigliate in testa tra ubriachi. Una presenza costante e assicurativa di militari sarebbe indispensabile.
Non ho ancora sentito un forte richiamo su questi temi, a parte sciocche semplificazioni che accostano la presenza di soldati di ronda a militarizzazioni illiberali, ma mi avvilisco quando un amico, segnalando una piccola e deliziosa osteria nei caruggi aggiunge sconfortato: “Peccato però, perché quando esci bisogna stare attenti….”.
cronaca
Militari anche a Genova per salvare il centro storico
Se si perdono i vicoli si perde tutta la città
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