politica

Il commento
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A fine anno chiediamo a intellettuali, politici e imprenditori una riflessione su Genova e la Liguria davanti a una delicata prova elettorale. Il terzo contributo è di Alberto Diaspro, direttore del dipartimento di nanofisica dell'Iit. 

"Se pensi che il mondo sia piatto - allora sei arrivata alla fine del mondo.
Se credi che il mondo sia tondo - allora sali, e incomincia il giro tondo!"
La Mela di Odessa (1920). Area, 1975, Cramps Records


Genova è una Città meravigliosa, più fantastica che superba. La meraviglia è quella degli amici e colleghi che non la conoscevano e che ne colgono immediatamente il respiro. Tornano, suggeriscono Genova ad altri e in alcuni casi decidono di acquistare casa a Genova. Vengono dagli Stati Uniti o dal Giappone, da Pisa o da Roma.

È vero che molti giovani lavorano o si spostano fuori Genova. È vero che le nascite non superano i decessi e che la Città “invecchia”. Ora, sarà perché sono ottimista, sarà perché mi sento Genova dentro o sarà perché vedo in quel motto “Genova more than this” qualcosa di nuovo ogni volta che parlo o scrivo di Genova.

Il fatto è che vedo un futuro positivo per Genova.
Positivo per la potenzialità di attrarre persone “da fuori”, nuove o di rientro. I motori di questa attrazione li vedo nelle possibilità messe in campo, andando su un terreno che mi è più familiare, dall’Istituto Italiano di Tecnologia che attrae persone da oltre 50 Paesi che si trasferiscono a Genova e la vivono e attraverso le quali il ricambio ha un saldo positivo – da 300 persone a oltre mille con una importante espansione sulla “nuova” collina tecnologica di Erzelli, e dall’Università degli Studi di Genova che, ad esempio, nelle discipline scientifiche presenta una tendenza positiva in termini di attrazione – i 9 Corsi di Laurea della Scuola di Scienze MFN registrano per gli anni 2014, 2015 e 2016 una progressione di matricole nei numeri di 625, 710 e 800 e picchi significativi a Fisica (34, 80, 84), Chimica e Tecnologie Chimiche (113, 123, 145) e Matematica (41, 50, 59).

Certo, per coprire il saldo negativo tra chi viene e chi va occorrono numeri più alti, ma anche altre realtà possono concorrere. Mi viene in mente il Palazzo Ducale negli anni trasformato in un luogo di cultura e culture condivise, una vera e propria istituzione cittadina. Un cuore pulsante capace di attrarre i genovesi e i forestieri.

Ma serve uno scatto, serve un salto di qualità che deve venire dalla buona Politica. Le condizioni al contorno sono buone eppure qualcosa blocca “il fare e il pensare in grande”. Penso ad una Università che veda in un insediamento a Erzelli la possibilità di catturare quegli studenti che oggi si iscrivono a Torino, Milano o Nizza e non un luogo dove “chissà come ci si arriva”. Non lo dico per lo specifico di Erzelli ma in virtù di un ragionamento più generale e globale.

Un Futuro con il più affollato Salone Nautico e il più grande Euroflora mai visti. Un futuro di alberghi e ristoranti sempre operosi e di case abitate e vissute. Motori di opportunità di lavoro per un vortice virtuoso che catturi le persone alla Città. Quelle navi da 2000 posti e più che si riempiono di persone che arrivano in aereo e treno e dopo una visita alla Città si imbarcano. Altro lavoro.

Dunque, quello che serve è un potenziamento dei contatti tra Genova e fuori Genova e viceversa. I contatti, parola chiave di quel Festival della Scienza che mi è caro da sempre e che richiama e unisce nella condivisione della scienza, in questo caso. Condivisione è un’altra parola chiave, condivisione di energie tra i giovani e gli anziani: genovesi, liguri, italiani o immigrati.

Le energie stanno nelle mutue necessità e possibilità di offrire qualcosa agli altri. Non si tratta del sole o del mare, non si tratta del pesto o della focaccia. Si tratta di persone chiamate a raccolta in una Città e in una Regione che devono, nel senso che lo si pretende da cittadini, essere in grado di garantire la dignità attraverso il diritto al lavoro, all’abitazione, alla salute e all’istruzione.

No, non vivo altrove, vedo i problemi e credo di riuscire a comprendere i malumori che producono mugugno, strapagato e non gratuito. Eppure mi sembra di cogliere tra i giovani e gli anziani un filo che li lega e li unisce e che, se rafforzato, può costituire un richiamo e una voglia di fare insieme. Al centro di tutto questo il lavoro, il lavoro che Genova e la Liguria devono saper offrire per le donne e gli uomini che vanno e vengono, che ritornano e magari si fermano.

Personalmente il Futuro lo vedo positivo su una scala di tempo accettabile. “Sarà perché sono ottimista, sarà perché mi sento Genova dentro o sarà perché vedo in quel motto “Genova more than this” qualcosa di nuovo ogni volta che parlo o scrivo di Genova.”

*Direttore del Dipartimento di Nanofisica dell’Istituto Italiano di Tecnologia.
Professore di Fisica Applicata del Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Genova.
Presidente del Consiglio Scientifico del Festival della Scienza.