"Com'è possibile che, con tutti i sopralluoghi che hanno fatto insieme, non si siano accorti di questi enormi problemi?". E ancora: "Se ci sono 60 parcheggi per 120 furgoni, come pensavano che potesse funzionare?". Domande elementari, ma di buon senso, quelle che si pone la gente tra i banchi del pesce all'Orientale di Genova. Giorni di caos e proteste da parte di grossisti e venditori al dettaglio alle prese con le magagne della struttura di Cà de Pitta, a Molassana, dove si sono trasferiti da un giorno i mercati generali.
Orate, branzini, moscardini e compagnia sono tornati esposti nelle varie pescherie. "C'è da dire che i grossisti si sono comportati bene: i prezzi non sono aumentati, e nemmeno noi lo abbiamo fatto", dicono i negozianti, che per ora comprano nei singoli magazzini. Tutto invariato o quasi per i clienti finali. Certo, qualche ritocco verso l'alto c'è, ma dipende dal periodo dell'anno. La faccenda potrebbe però complicarsi: i commercianti diserteranno Cà de Pitta per tutta la settimana e i grossisti hanno già annunciato che, se non si trova una soluzione, non ordineranno altro pesce. Troppo alto il rischio di buttare via tonnellate di invenduto. Così, immaginarsi a breve un'impennata dei costi è più che realistico. E alcune pescherie potrebbero anche decidere di chiudere.
Per chi si fosse perso qualche passaggio: dopo mesi di confronti e verifiche, lunedì ha aperto il nuovo mercato del pesce in piazzale Bligny, dove una volta c'erano "i macelli" ben noti ai genovesi. La storica struttura di piazza Cavour era stata dichiarata inagibile. Il vero macello, però, è stato l'esordio: troppo pochi i parcheggi per i circa 120 furgoni che dovevano rifornirsi, troppo stretto lo spazio per le manovre dei camion dei grossisti, fallimentare l'unico accesso da via Adamoli. Tutto preventivato durante le prove generali della settimana precedente. E tutto confermato al primo giorno di operazioni: caos totale, traffico bloccato e protesta fino a Palazzo Tursi. E qui è arrivata dal Comune una risposta, seppur parziale.
Il sindaco Doria e l'assessore Piazza hanno assicurato il massimo sforzo per superare l'impasse: parcheggi subito aumentati da 59 a 85, apertura anticipata dalle 3.30 alle 4.30 e una corsia dedicata in via Adamoli per i mezzi dei dettaglianti. Poi, una bella promessa per il futuro: il piazzale verrà ampliato ulteriormente, abbattendo le ex stalle dei macelli e il vecchio canile. Ma per ora questo c'è e questo bisogna tenersi. Anche perché, come ripete l'assessore Dagnino, "le strade mica si possono allargare". L'assessore Crivello ricorda che a Cavour la logistica era perfino peggiore. Eppure lì il mercato è andato avanti per decenni.
I venditori fanno muro contro muro. "Noi così non riusciamo a lavorare. Il sacrificio di aspettare un mese lo faremmo volentieri, ma non possiamo entrare 60 alla volta e aspettare che tutti escano", spiega il loro rappresentante, Danilo Veloce. La corsia dedicata in via Adamoli? "Troppo lontana, non ci serve". Una sorta di sciopero, ma nessuna protesta gratuita, anzi: "Non abbiamo assolutamente intenzione di bloccare la città, vogliamo che tutti si comportino in maniera corretta". Intanto, a dispetto del luogo comune che lo vorrebbe rumoroso per antonomasia, il mercato del pesce rimarrà vuoto e silenzioso ancora per giorni, tra i monti della Valbisagno. E pensare che un tempo le acciughe del Mar Ligure si vendevano in Ponticello, nell'attuale piazza Dante, al grido allegro delle pesciæe della Foce.
cronaca
A Genova scoppia la guerra del pesce: ora si rischia l'impennata dei prezzi
Caos a Cà de Pitta, i dettaglianti disertano il mercato
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