Nessun candidato “forte” per Tursi, nessun grande nome a sorpresa per fare lo sprint del sindaco. Uguale: una pioggia di nomi, di candidati, autocandidati, nominati, indicati, supplicati, invocati, autoproposti o etero diretti, che dir si voglia.
A questo stiamo assistendo, mentre la campagna elettorale per le Comunali di fatto incomincia in una confusione mai vista, a sinistra sopratutto, ma un po' anche a destra e al centro e, fatto clamoroso, sopratutto tra i grillini, divorati dalla loro diaspora. Senza dimenticarsi i “civic”, i candidati che partono sotto una bandiera non partitica, che anche questi non ci risparmiamo.
Stiamo contando giorno dopo giorno nomi nuovi che sbucano da una parte all'altra, che traguardano la candidatura unica e le eventuali Primarie nel centro sinistra-sinistra e nella Rete a Sinistra, la l'investitura vera e propria nel centro destra, la graticola nei 5 Stelle, la bandiera civica quando si corre fuori dagli schemi.
I calcoli, cioè i nomi si fanno presto. Nel Pd si sono lanciati da soli Simone Regazzoni, candidato ante litteram e Manuela Arata, in versione civica collegata. A sinistra del Pd si è esposto Simone Leoncini. Sulla possibile scena di una alleanza a sinistra, che ne metta insieme tutte le anime e guardi anche al Pd, è comparso anche l'editore Lorenzo Fazio. Poi ci sono nel frullatore del Pd tanti nomi che vanno e vengono praticamente ogni giorno, in un valzer di proposte, rifiuti, prese di distanza o silenzi da interpretare.
Ecco il nome del deputato Mario Tullo e degli assessori uscenti Emanuele Piazza e Carla Sibilla e dello sponsorizzatissimo Gianni Crivello e del vicesindaco Stefano Bernini, insomma una bella fetta della giunta Doria. Poi ci sono i “papa stranieri”, cioè gli “esterni”, espressi dalla società civile che sono stati corteggiati, come il professore Lorenzo Cuocolo o qualche mister X che è riuscito a tenersi coperto . E qui non contiamo ovviamente Luca Borzani, che ha sempre detto di no, ma sul quale il Pd giocava tutte le sue fiches.
Nel centro-destra, che appare più sobrio, in realtà la nomenklatura elettorale non è affatto sparuta: da Ilaria Cavo, a Marco Bucci di Liguria Digitale, al manager Fincantieri Gemme, al super assessore regionale Rixi, al revenant GianLuigi Vinacci, alla bella Anna Pettene, all'immarcescibile Sandro Biasotti, agli esterni Filippo Dellepiane, Alessandro Cavo e Gian Enzo Duci. C'è chi ha financo spolverato il due volte sconfitto Enrico Musso.
Se nel mucchio ci mettiamo Luca Pirondini dei 5Stelle e almeno altri quattro grillini o grilline, estratti dalla loro urna, più o meno misteriosa, il numero sale eccome. E non si tiene conto di Arcangelo Merella, lista civica per ora senza apparentamenti, di Marco Mori, Alternativa Italiana e di Filippo Biolè dell'associazione Emergente, appena salita sul proscenio pubblico.
Avete provato a contare? Mettendoci anche colui che, non molto tempo fa, poteva anche essere candidato a succedersi, cioè Marco Doria, arriviamo sulla trentina di candidati. Senza conteggiare le inevitabili uscite di frazioni di partiti, gruppi esterni, pensionati e bocciofile, disposti a scendere nell'arena per un quarto d'ora di notorietà pubblica.
Non era mai successo che fossero tanti e anche questo è un segnale che la situazione, di Genova e della politica, è veramente difficile. Aspettando Godot, la sorpresa, magari folgorante con la quale uno schieramento, o l'altro, potrebbe sconvolgere tutto.
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La carica dei 30 candidati, mai tanti in marcia verso Palazzo Tursi
I calcoli, cioè i nomi si fanno presto
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