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Tariffa +6,89% nel 2017, poi aggregazione o maxi tagli al bilancio
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L’aggregazione Amiu-Iren salta, almeno per ora. Se ne riparlerà in sede di approvazione del bilancio, forse in piena campagna elettorale, ma al momento quello che resta della maggioranza che sostiene Doria non ha trovato i numeri per far passare la contestatissima delibera. Ed emerge, ancora più netta, una spaccatura tra la giunta e il Pd: il capogruppo Simone Farello riesce prima a far ritirare l'aggregazione e poi a far passare l'emendamento decisivo col parere negativo di Miceli.

Alla fine il Consiglio ha approvato la sua proposta che mira, in sostanza, a salvare temporaneamente Amiu pur senza l'ingresso dei privati. La nuova delibera così emendata, approvata con 14 voti a favore, 9 contrari, 1 astenuto, 5 presenti non votanti, prevede quindi un aumento della Tari del 6,8% nella prima rata del 2017 (così come previsto dalla delibera originaria) e un eventuale ulteriore rincaro nella seconda rata.

Favorevoli Pd, Lista Doria e Sel. Contrari Effetto Genova, FdS, Clizia Nicolella e Luciovalerio Padovani (Lista Doria). Astenuti due consiglieri della Lista Musso. Presenti non votanti M5S, Percorso Comune e un consigliere della Lista Musso. Usciti dall'aula Forza Italia, Lega Nord, FdI-An, Ncd, Progresso Ligure e Udc.

La giunta, però, avrebbe voluto un aumento immediato del 18%. Per questo l'assessore Miceli, con delega al bilancio, ha espresso parere contrario all'emendamento Farello. Questo non ha impedito alla delibera di passare. La fusione con Iren verrà riproposta in sede di approvazione del bilancio: in caso di voto contrario, la giunta dovrà ricapitalizzare Amiu per 25 milioni con pesantissimi tagli al bilancio. In pratica si torna al punto di partenza e dii certo c'è solo l'ennesimo aumento sulla tassa dei rifiuti. 

"Ripeto che non ho una maggioranza. Ne ho preso atto quando ho deciso di non ricandidarmi. Ho chiesto una valutazione di merito al di là degli schieramenti. Ora si crea una situazione preoccupante per l'azienda Amiu ma anche per il bilancio del comune", ha detto Doria al termine del Consiglio. "Spaccatura con il Pd? Noi come giunta avevamo il dovere di proporre una soluzione che non creasse delle tensioni finanziarie a una azienda del comune. Il voto del consiglio è stato invece un voto politico". Aggregazione archiviata? "No, è un discorso che può essere ripresa". 

"Le mie dimissioni e l'arrivo di un commissario - prosegue - causerebbero solo un rallentamento delle operazioni in corso per il bene della città'', rimarca. ''Non c'è nessun 'caso Genova', già due volte Berlusconi e due volte Prodi hanno vinto le elezioni e non sono riusciti a finire il loro percorso perché pezzi della maggioranza sono andati da un'altra parte - evidenzia Doria - Una serie di consiglieri eletti con la mia maggioranza oggi sono andati a fare riunioni con il centrodestra, un dato di fatto, la campagna elettorale ha inciso sulla valutazione di merito sulla delibera Amiu-Iren. E il centrodestra ha preferito non votare la delibera sulla Tari come se il problema della Tari non li riguardasse''.

Per due giorni sono andati avanti i tentativi di arrivare a quota 21 voti a favore, ma in tarda mattinata – conti alla mano – il risultato sarebbe stato di 17 a 20, con 4 astenuti. Così il sindaco – su proposta del capogruppo Pd Farello – è stato costretto a ritirare il provvedimento. L’unica strada alternativa per evitare di portare i libri di Amiu in tribunale – aveva detto il primo cittadino – era quella di votare subito il maxi aumento della Tari: +18%. Poi aumenti graduali fino ad arrivare al +55% nel 2020.

L’escamotage per evitare la decisione choc
è stato dunque quello di votare una delibera modificata che per la prima rata consenta un aumento ridotto del 6,8%, che sarà compensato in sede di seconda rata con un maxi aumento se non venisse trovata un’altra soluzione (che potrebbe essere la fusione o forse un gioco di prestigio) quando verrà approvato il bilancio.

Un caos totale insomma. L’epilogo è questo: Doria resta sindaco anche se aveva detto di essere pronto alle dimissioni nel caso la delibera non fosse passata. La maggioranza che lo ha sostenuto a giorni alterni è ancora più sfaldata di prima, il futuro di Amiu resta un’incognita, ma soprattutto i commercianti e i cittadini sono sempre più tartassati.