Il Genoa è alla resa dei conti. E non solo e non tanto per quelli di classifica visto che la salvezza malgrado la via crucis rossoblù sempre più penosa, sembra essere blindata grazie alle disgrazie degli altri. Il Genoa è ad un punto chiave della sua storia che pure ha visto mille traversie e tante contestazioni dei tifosi.
Lo 0-5 vergognoso subito in casa dall’Atalanta dell’ex Gian Piero Gasperini ha aperto un cratere tra la gente e la società. Soprattutto tra la Gradinata Nord e il presidente Enrico Preziosi. Le frizioni a suon di comunicati andati in onda nei giorni scorsi sono sfociate a parole durissime al Ferraris. Preziosi nel mirino con qualche presa di posizione a suo favore da altri settori.
Il mondo rossoblù si spacca e il presidente a ruota libera con Primocanale a fine partita non si spezza: “Non sono un figlio di puttana, semmai sono quelli che mi hanno contestato vergognosamente. Questi ultrà devono sparire dal calcio, abbiamo visto cosa è successo da altre parti, basta”. Nessuna violenza, e ci mancherebbe altro, a Marassi, ma il clima è torrido e la situazione oggi pare insanabile.
Così come la questione dei conti economici della società, ma per la prima volta Preziosi ne ha parlato con rabbia. Preziosi ha detto che la situazione non è così difficile come è stata dipinta, parla dei milioni da restituire a Carige dicendo che semmai gliene vengono a lui e che comunque se qualcuno vorrà comprare il Genoa lui non lascerà debiti. Una dichiarazione pubblica a fronte di un rosso di oltre 100 milioni, un impegno coraggioso che stavolta non riguarda questo o quel giocatore importante sacrificato per fare plusvalenze indebolendo necessariamente la rosa, ma l’essenza stessa di un’azienda, i suoi bilanci.
Resta il muro contro muro con la gente e anche con la città che Preziosi ha attaccato ricordando che in 14 anni nessuno qui gli ha regalato niente e che qui si fatica addirittura a trovare uno sponsor per il Grifone. Ecco, la palla Preziosi la butta dall’altra parte. Si sente circondato, si sente solo come allo stadio protetto da steward e poliziotti, sprofondato nella sua poltroncina ad assistere i rossoblù frantumarsi sotto i colpi di un Gasperini acclamato e stordito da quanto stava vedendo.
Preziosi umiliato, con il figlio Fabrizio, assente, insultato per tutto il giorno come tutto il Genoa senza un’anima. E senza nemmeno quel cuore che il Genoa ci ha sempre messo anche in anni grami e senza soldi. Sono volati i piatti, restano a terra i cocci e una sensazione di debolezza e di instabilità che fa paura. Questo credo faccia male ai tifosi, quelli che non hanno sigle e per questo non sono meno importanti.
Ora Preziosi con tutto il diritto di parlare, di farsi le sue ragioni e di non essere sfiorato a fine stagione dovrà dire cosa vorrà fare. Mai come stavolta la sua gestione che ha visto pure traguardi importanti raggiunti, sembra arrivata ad un punto di non ritorno in mezzo a laceranti contestazioni e rabbiose repliche da cui non se ne esce proprio, se non con le ossa rotte.
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Preziosi solo, attaccato e ormai alla resa dei conti. E il futuro del Genoa è un rebus
Spaccatura insanabile tra parte dura della tifoseria e presidente che ora deve decidere cosa fare
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