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Centrocampo dimezzato rispetto alla gara d'andata
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Il Genoa non vuole arrivare allo Juventus Stadium impreparato. Dopo la seduta tattica tutta incentrata sugli schemi, tutti davanti alla tv per la sfida del Camp Nou. Un po' di aggiornamento non guasta, anche se la squadra di Allegri ormai non ha più segreti per nessuno. Eppure una delle poche artigliate la Vecchia Signora l'ha presa dal Grifone, un sonoro 3-1 al Ferraris che accese anche qualche sogno, pur troncato di lì a poco.

Da allora la Juve si è consolidata in vetta: una sconfitta con la Fiorentina, due pareggi con Udinese e Napoli, per il resto tutti colpi da tre punti. Irriconoscibile, invece, il percorso del Genoa. È vero che nelle formazioni rossoblù di ieri e di oggi non ci sono enormi differenze, ma quelle due o tre assenze pesano eccome. Anzitutto non c'è Perin, al suo posto il povero Lamanna sballottato tra campo e panchina. Non ci sarà Rigoni, squalificato. E soprattutto non ci sarà Rincon. Ancora una volta, insomma, il punto critico sarà il centrocampo.

Cosa è rimasto di quel Genoa? In primo luogo Juric
, un viaggio andata e ritorno che però sembra ricominciare col giusto spirito. C'è sempre Simeone, una media gol su tiri che supera addirittura quella di Higuain. Rimane almeno un po' di animo battagliero, se il colpo di reni contro la Lazio non è stato uno scherzo. E allora il mister, cercando nuovi spunti, potrebbe dare spazio a chi ha meno pensieri per la testa. Vedi Morosini, vedi Pandev che finalmente si è sbloccato ed è pronto a dare una mano a Simeone, magari in un'eventuale staffetta finale. Vedi anche Beghetto, una possibile idea per risparmiare pericolosi gialli a Laxalt, già ammonito, in vista della gara col Chievo. E quella non la si può sbagliare.