Fa tappa alla sala Cap del porto di Genova la giornata in Liguria del ministro della giustizia Andrea Orlando, spezzino, candidato alle primarie per la segreteria del Partito Democratico. Nell'intervista a margine con Mario Paternostro, Orlando traccia il suo modello di partito, fatto di referendum e coinvolgimento degli iscritti nelle scelte decisive.
Perché queste primarie sono state tenute in sordina?
Credo sia una scelta dell'attuale dirigenza del Pd di tenere molto bassi i livelli di attenzione per replicare i risultati usciti dai circoli. Credo sia un errore questo tentative. Se alla fine del percorso le persone che andranno a votare saranno molto meno di quelle che hanno partecipato alle consultazioni, credo che il Pd inizi una fase complicata, ci sono le amministrative, poi le regionali in Sicilia e le politiche. L'invito che rivolgo a tutti è quello di partecipare e far vivere questo grande momento di democrazia, l'unico tra tutte le forze politiche.
Le primarie non hanno avuto un grande benessere, sono state vissute con fastidio. Come mai?
Da sole non bastano. Bisognerebbe che nei circoli si discutesse di più. Continuare a chiamare le persone a scegliere tra Tizio e Caio senza costruire risposte collettive, meglio certo di quelli che scelgono in una stanza, ma è un esercizio che non soddisfa fino in fondo. Credo si debbano promuovere altri strumenti: referendum sul merito tra i nostri iscritti, possibilità di costruire programmi in modo partecipato perché ormai i cittadini non si riconoscono più solo in un clic o in una croce, ma vogliono dire la loro ed essere cittadini attivi.
Quest'idea di consultazione più frequente è una differenza tra lei e Renzi?
Sì, non credo che il problema siano solo le leadership ma anche le squadre costruite intorno, le energie e le competenze. In questi anni abbiamo visto leader solitari, applauditissimi dai loro, odiatissimi dal resto della società. Noi abbiamo bisogno di tante persone non fedeli ma consapevoli degli obiettivi che condividono
Qual è la differenza sostanziale tra lei e Matteo Renzi?
Penso che non ci sia solo un problema di leadership ma di come si vive il partito, che è in crisi profonda, nonostante sia il partito più organizzato e presente. Abbiamo perso un terzo degli iscritti, molti non si appassionano più a una politica che è in costante resa dei conti, conflitti permanenti, 'o con me o contro di me'. Cito sempre una bellissima frase di Aldo Moro in un discorso a Benevento, parlando del rapporto tra le diverse forze politiche "Non si può dire che non ci sia stato un reiproco condizionamento, qualcosa di noi è rimasto negli altri, qualcosa di loro è rimasto in noi. Purtroppo le nostre discussioni si concludono come sono iniziate: ciascuno torna a casa con sue idee. Così il dibattito non serve a niente. Uno ha tot tessere, l'altro ha tot tessere, ma questo non c'entra niente con la missione per cui il Pd è nato, cioè unire un'Italia che era divisa, forse meno di quella di oggi.
Cosa succederà dopo? Mettiamo che Renzi vinca primarie e lei si piazzi molto bene...
Consideriamo invece un altro scenario, in cui io vinco le primarie. Io sono disponibile a dialogare con gli altri due competitor perché credo che il patrimonio di ciascuno sia imprescindibile. Ma la battaglia che farò ovunque mi troverò è far tornare il Pd il partito dell'uguaglianza, perché è esatamente ciò che ci ha detto il referendum. Molte persone sono andate a votare per esprimere un malessere verso società. Il M5s e Salvini lo raccolgono. O siamo in grado di accorciare queste distanze, dire che non è giusto che l'1% della popolazione italiana abbia il 25% della ricchezza, oppure abbiamo smarrito la nostra funzione, non riusciremo a difendere la democrazia, che oggi in gioco. Sono in pista ipotesi di funzionamento della democrazia molto diverse da quelle che abbiamo vissuto con la nostra Costituzionale
Cosa risponde a chi dice che la candidatura di Orlando è uno specchietto per le allodole della sinistra del partito?
Se fosse così credo che Renzi avrebbe accettato i confronti che ho proposto e che lui ha sempre rifiutato. Penso che la mia candidatura abbia raccolto un consenso significiativo nei circoli ma può ancor più lo può raccogliere all'esterno. Voglio una svolta profonda perché siamo a un bivio: o diamo un'altra chance a un leader uscito ammaccato dal referendum o la diamo al Pd. Sono due cose non più sovrapponibili. Noi dobbiamo ricostruire un quadro di alleanze sociali e politiche. Renzi è la persona meno idonea per ricostruire questi rapporti.
Il Governo toglie un po' di potere all'autorità anticorruzione. Cantone ha parlato di ostilità, Gentiloni dice che verrà tappato il buco.
Ha ragione, quella falla va chiusa molto rapidamente. L'Anac è una conquista importante e va usata al meglio. L'ho detto già ieri e lo ribadisco oggi.
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