politica

Il commento
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Uno studio di Confartigianato prevede che nel 2050, cioè fra poco più di trent'anni, in Liguria ci saranno 150 mila abitanti in meno. E che l'età media dei liguri salirà dai 48 anni di oggi a 51. Saremo più vecchi di un anno rispetto ai nostri colleghi italiani e Genova sarà una città con una maggioranza di abitanti oltre i 65 anni. L'importante è che la nostra città non sia in mano a questi ultra sessantacinquenni.

Cioè che comandino i "giovani" cinquantunenni.

Pochi giorni fa, intervistando per Primocanale il nuovo presidente degli industriali genovesi gli ho chiesto se, ora che Confindustria è guidata da un giovane, ci dobbiamo preparare a una svolta.

Giovanni Mondini
che è un signore educato non ha risposto che la mia domanda era stupida. Forse lo ha pensato, ma cortesemente non lo ha detto. Ha solo chiosato: "Beh io ho 51 anni, proprio giovane non lo sono..."

Lo studio di Confartigianato un po' mi dà ragione.

Ormai quando a Genova parliamo e straparliamo di "giovani" facciamo riferimento ai cinquantenni.

Perché siamo abituati a vivere e sopravvivere in una comunità governata da una importante gerontocrazia che, imprenditorialmente, ha dato anche parecchio nel passato. Ma invece, politicamente, la gerontocrazia ha fatto e può ancora fare danni.

Intendo in questo caso più una gerontocrazia di incarichi che non di età, cioè figure che frequentano la politica da una trentina di anni e che, non raramente, hanno compiuto migrazioni da un partito all'altro. Segno drammatico che il lavoro di questa gerontocrazia è stato la Politica.

Chi fa politica e non ha alle spalle un lavoro è politicamente rischioso per la comunità. Ha assolutamente ragione Enrico Letta che sostiene con forza questa motivazione. Il cittadino dovrebbe "prestarsi" alla condizione di rappresentante del popolo, temporaneamente. La politica dovrebbe essere una restituzione di doveri. Si fa e poi si ritorna al proprio lavoro.

Solo così un cittadino può davvero portare esperienze nella politica, altrimenti porterà solo interessi politici e probabilmente anche interessi personali.

E i giovanissimi? Ecco forse questa è l'unica eccezione. I giovanissimi non possono essere esclusi dall'esperienza della politica che può essere formativa. Dunque formativa vuol dire che ai giovanissimi andranno incarichi adatti, di crescita. In questo caso per loro la politica sarà una scuola di vita.

Un tempo queste scuole c'erano. Appartenevano alla sinistra e alla destra, ai cattolici e ai laici. Si sente fortemente la loro mancanza. E se ne vedono purtroppo i danni.