Il fatto che il professor Enrico Letta docente della prestigiosa scuola politica di Parigi abbia scelto Genova per una “succursale” della sua Scuole di Politiche (dopo Milano), con la collaborazione del parlamentare Pd Lorenzo Basso (riapparso dopo i silenzi elettorali) e dell’associazione Liberi e forti, può essere letto come un primo segno positivo per il centrosinistra.
Anche se la scuola non è partitica, cioè è aperta a tutti. I quaranta giovani che, gratuitamente, parteciperanno ai corsi nella nostra Università (dove la Scuola di Letta ha trovato ospitalità) è un’inversione di tendenza in una città dove i “giovani” che si impegnano hanno mediamente cinquantacinque anni e gli altri che fanno politica si avvicinano e superano anche i settanta.
La Scuola di Politiche a Genova troverà una situazione talmente complessa (le complessità sono il tema centrale dei corsi tenuti da docenti, intellettuali, imprenditori) da poter essere certa di avere a disposizione il “meglio” degli argomenti.
Li elenco: città storica, vecchissima da record europeo, giovani in fuga perenne, ex potente, ex industria di Stato, grande porto, completo isolamento fisico, molti risparmi in banca, oligarchia ristretta, feudo di sinistra-sinistra, chiesa affermata per antiche tradizioni, ribellioni trasversali, crollo delle sinistre teoricamente alleate con i renziani, crollo dei Cinquestelle, avanzata dell’alleanza di destra totiana formula non gradita a Berlusconi ma vincente, assenza di nuova classe dirigente, forte impulso di innovazione con l’Iit, pesante immigrazione, enorme centro storico, drammatiche questioni ambientali, esplosione del turismo.
Che cosa potrebbe volere di più e di più complesso il duo Letta-Basso?Ma parallelamente a questo indizio che va coltivato con attenta partecipazione da tutto il mondo politico attuale, nel centrosinistra cominciano a muoversi alcune piccole onde.
Intanto il reietto Regazzoni non è più così reietto. Mentre è in tournée con il suo freschissimo romanzo fantasy “Foreste di tenebre” (no, non parla del Pd!) edito da Longanesi, c’è chi del Pd lo cerca, tenta un contatto, prova a sondare il suo stato d’animo. Magari ha usato qualche iperbole, ma ci ha azzeccato sul tragico finale segnato dalla sonora débacle. Quindi ecco che Regazzoni, anche se alcuni notabili da ospizio lo liquidano con un sciocco “ma lascialo perdere…” tesse la sua tela.
Si torna a vedere anche l’ex segretario provinciale di epoca vincenziana, Victor Rasetto, lui sì vero renziano, capro espiatorio dei primi disastri del Pd, quando la Vincenzi ormai massacrata dai fanghi, fu “giustiziata” dagli eroi del suo partito e Rasetto, unico caso nella storia di Genova da San Siro vescovo con basilisco al seguito, si dimise spontaneamente e scomparve. Ma per davvero perché non andò a tramare nelle osterie per cacciatori o cercatori di funghi di una qualsivoglia valle genovese, ma andò a lavorare.Ora Rasetto è riapparso e ha fatto una bella figura con la sua analisi onesta e non lividosa su quello che è successo.
Un altro movimento a Palazzo Tursi dove prendono fortemente quota le azioni dell’ingegner Alberto Pandolfo, personaggio di spicco dell’entourage del ministro Roberta Pinotti. Pandolfo che da un po’ di tempo è molto attivo e ascoltato, è giovane, gode di buona fama e ha dalla sua dosi significative di cultura e educazione, potrebbe diventare, insieme alla stravotata Cristina Lodi una forte coppia di riferimento municipale del Pd che vuole la riscossa in questa città. A patto che Alberto ora cammini con le sue gambe anche perché la ministra di riferimento esce dal voto piuttosto ammaccata, come il suo collega Orlando.
Come prima azione, dovrebbero marcare bene i confini della loro opposizione a Bucci: concreta e realistica. Cioè fatta avanzando anche serie proposte alternative considerando che Bucci non possiede tre narici ma due e che per ora ragiona ancora da persona normale, cioè vorrebbe provare a fare cose possibili senza badare se sono di destra o di sinistra. Purché servano a far riemergere Genova dalla poltiglia.
Infine il ruolo di Vattuone che ha raccolto i resti del Pd dopo la disfatta regionale. Toccherà a lui fare da regista, in assoluta autonomia da chi gli tira la giacca da una parte e dall'altra .Se il Pd vuole ricostruire un percorso oggi dovrebbe fare questo. Ragionare senza preconcetti. La gente , forse, capirà.
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L’Ecole genovese di Letta e le mosse del Pd dopo Waterloo
Nel centrosinistra cominciano a muoversi alcune piccole onde
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