
Se dovessi fare un augurio al Pd gli suggerirei di parlare a Genova di quello che sta affrontando il nuovo sindaco Marco Bucci, ormai descritto dagli annalisti come una sorta di Maga Maghella.
Bucci non è che con la sua bacchetta tocca i parcheggi e questi dimezzano le tariffe. Nemmeno fa risorgere un Blueprint realistico (cioè non una colata di cemento) tra Fiera e Porto Antico. Non spazza via i migranti con i loro mercatini abusivi e nemmeno illumina di locali chic la movida. Bucci non fa niente di tutto questo. Ma prova a realizzare quello che, tra mille scherni e risatine di tanti vecchi (non di età, ma di mentalità) notabili di sinistra (non solo Pd), aveva annunciato in campagna elettorale. Cioè i problemi che i genovesi da anni sollevano, spesso con incazzatura, ancora più spesso con il metodo collaudato del mugugno. Era sufficiente seguire le quotidiane inchieste live road di Primocanale per farsi una idea generale del sentimento della popolazione.
Il problema della prossima Festa dell'Unita per i futuri dirigenti del partito è fare un bagno di umiltà e ripartire con le idee normali, terra terra, che vanno elaborate e discusse. Non tra correntelle renziane, post renziane, pre, bersaniane, pinottiane, orlandianterriliane, regazzoniane, rossettianlodiane, vattuonesche, burlanfungaiole, (aggiungetene voi altre a fantasioso piacimento). Le liti caserecce sono un tema che interessa solo il sottoscritto e altri tre malati di mente. Non importa a nessun genovese in buona salute psichica.
Mentre il trasporto pubblico, i buchi nell'acquedotto, la metro ferma al palo, la noncuranza della qualità urbana, i parcheggi da milionari di Montecarlo, la tassazione più alta d'Italia, l'insicurezza in alcune aree turistiche, la pulizia delle strade, la fuga dei ragazzi, i vuoti urbani dimenticati da anni, interessano. Bucci lo sa bene perché è stato un genovese normale non politico e ci mette dentro la testa e la fa mettere alla sua squadra pena una sberla al di e ben suonata. Il vantaggio di Bucci, per ora, è di essere ,politicamente, un marziano. Basta guardare il suo sguardo quando è contornato da alcuni notabili nazionali della maggioranza che lo sostiene. A volte sembra dire: ma che ci faccio con questi?
Dunque il Pd deve far queste cose senza andare a cercare temi mondiali , filosofici, esistenziali e soprannaturali,che a Genova interessano certamente perché i genovesi sono persone colte, ma ora, nella contingenza della batosta , hanno poco appeal. Cioè consenso. Cioè non fregano a nessuno.
Per fare questo il Pd genovese ha urgente bisogno di collaudare la sua nuova classe dirigente, per portarla al congresso e farla comandare. Attenti, per me , oggi, è molto più nuovo il mio vecchio amico Camillo Bassi che per studiare andava alla scuola del partito comunista delle repubbliche socialiste sovietiche , piuttosto che qualche Ninin dell'ultima ora che sa solo disquisire sul prossimo capogruppo a Palazzo Tursi. Tema senza dubbio strategico per la salvezza di Genova. A parte che, forse, il capogruppo dovrebbe farlo chi ha preso più voti senza tante altre belinate di corredo. E chiudiamo questa disputa da erotomani dell'apparato!
Altrimenti se il Pd locale tornerà a triturarsi (e triturarci) le palle sulle sue interiorità, rimescolandosi quotidianamente in pubblico e sui media le budella (trippe) , la festa avrà valore soltanto come generosa distributrice di salame di Sant'Olcese, muscoli alla marinara e, ma quelle sono davvero una certezza come la Scuola di partito del mio vecchio amico Bassi, le focaccette di Vesima.
IL COMMENTO
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