
"Entro l'anno questa operazione si fa o non si fa", dice il direttore Angelo Pastore. La fusione ormai richiede tempi stretti: "Da gennaio parte il nuovo triennio. Entro quella data dovremo presentare un progetto triennale. Quindi ci auspichiamo che il nuovo soggetto nasca a fine anno. Questa è la tempistica. Del resto siamo a uno stadio molto avanzato, ma finché non ci sarà la delibera ufficiale bisognerà attendere".
Di mezzo ci sono la burocrazia, le incertezze legate a un matrimonio pubblico-privato che potrebbe stuzzicare l'intervento della Corte dei Conti e qualche ritardo forse evitabile. Il matrimonio, però, s'ha da fare: ne va dell'occupazione, dei progetti di riqualificazione e anche del prestigio cittadino. Perché, se nascerà il super-teatro genovese, il Governo sarà costretto ad attribuirgli quella qualifica di 'nazionale' negata tempo fa proprio allo Stabile. "Non ne abbiamo patito in termini di finanziamenti - spiega Pastore - ma come riconoscimento sì. Nel prossimo triennio speriamo cambi la situazione. Sarebbe un po' curioso se non accadesse".
Intanto Pastore è tornato da Roma con un bel risultato in tasca. "Abbiamo appena conosciuto l'assegnazione ministeriale per l'anno 2017 - riferisce - e anche quest'anno, con 2 milioni di euro, siamo consolidati al terzo posto per sovvenzioni statali. Prima di noi ci sono solo il Piccolo di Milano e il Teatro di Torino. È un bel segnale di conferma, significa che i nostri programmi e progetti sono apprezzati".
Iin attesa del grande salto, Stabile e Archivolto propongono un cartellone con 63 titoli, di cui una cinquantina in abbonamento, su un totale di quattro sale, con collaborazioni internazionali e produzioni proprie di assodata qualità. "I dati sembrerebbero straordiariamente esaltanti, ma per scaramanzia dico poco - afferma Pastore - Comunque ce ne sarà per tutti i gusti".
IL COMMENTO
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