cronaca

I cittadini contestano i dati: "Il problema è la percezione"
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Gli spacciatori di via Prè lasciano il segno. Letteralmente. C'è chi sostiene che, a furia di stare nella stessa posizione, abbiano stampato le impronte delle scarpe sui muri. Marco Ravera, coordinatore dell'osservatorio Gramsci-Prè, le chiama 'zampate'. "Questi signori hanno una postazione fissa - spiega - ci sono punti caldi dove se ne trovano a gruppi di 20-25, all'angolo con vico Tacconi o nella zona bassa di vico inferiore del Roso". 

Le 'zampate' sono solo una faccia del degrado per questa strada in ginocchio nel centro storico di Genova. Perché se si aggiungono il deserto commerciale, la spazzatura ammucchiata in ogni angolo e l'ennesimo mercatino abusivo, quello dell'ortofrutta al tardo pomeriggio davanti alla Commenda, si capisce perché i cittadini si facciano beffe dei dati forniti dalle istituzioni.

"Reati in calo? Può essere, la polizia fa il suo lavoro, del resto la gente si è stancata di denunciare, abbiamo già fatto un sacco di esposti. Ma la percezione che abbiamo noi della sicurezza è completamente diversa", denuncia Ravera. Microspaccio, lo chiamano così, localizzato sui commercianti che fanno da basisti, con stranieri che assumono manodopera straniera e un racket sempre più difficile da rintracciare: "Noi non sappiamo se c'è la criminalità organizzata dietro, probabilmente sì. Qui sono prevalentemente gli africani che spacciano per strada. Questo è ciò che vediamo. E molti sono richiedenti asilo". 

Politiche commerciali e abitative: è questa la strada per uscirne, secondo i cittadini. La prima è quella che stanno provando a percorrere alcune attività 'sane' nei locali ristrutturati sul retro di Palazzo Reale, come quella di Alessandro Cavo che aprirà presto un laboratorio sopra piazza dello Statuto: ci saranno diverse vetrine con una pasticceria e una caffetteria.

E delle case che si affacciano su questi stretti vicoli, una buona parte è di proprietà comunale. Sono state acquisite mediante espropri per ristrutturarle e ora sono residenze popolari. "Negli ultimi dieci anni - dice Ravera - il Comune ha abbandonato questa zona, ai tempi di Pericu si era cercato di creare un mix sociale, ma di recente sono state assegnate male, a soggetti pregiudicati, problematici. Devono essere emessi bandi per le famiglie, solo così si ricrea il tessuto sociale".